Tra il 2016 e il 2020, ovvero in 5 anni, la Tassa sui Rifiuti (TARI) è aumentata mediamente del 2,4%. Tra il 2019 e il 2020, invece, l’aumento è stato dello 0,8%; in alcuni casi si sono registrate impennate fino al 35%.

È quanto emerge dallo studio condotto dal Servizio Lavoro Coesione e Territorio della UIL, pubblicato sul proprio sito il 10 aprile 2021, che ha elaborato i dati in 105 città capoluogo di provincia.

La TARI è aumentata soltanto in 30 città

Tra il 2016 e il 2020, la Tassa sui Rifiuti (TARI) è aumentata mediamente del 2,4%, tra il 2019 e il 2020 l’aumento è stato dello 0,8%.

In alcuni casi si sono registrate impennate più significative come a Crotone +35,1%; a Cremona +12,6%; Ancona +11,2%.

È quanto rilevato da uno studio condotto dal Servizio Lavoro Coesione e Territorio della UIL, pubblicato sul proprio sito il 10 aprile 2021.

Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL, ha spiegato che le famiglie italiane verseranno, per il 2020, nelle casse comunali, in media 307 euro, a fronte dei 304 del 2019 e dei 299 versati nel 2016.

Nel 2020 la Tari è aumentata in 30 città (3 città su 10), tra cui: Roma, Torino, Cagliari, Genova e Firenze.

In generale, nel 2020 la maggioranza delle città ha scelto di diminuire o lasciare invariate le aliquote della TARI.

Ad ogni modo, spiega Veronese, il peso di questa tassa sul bilancio delle famiglie è davvero importante, soprattutto considerando che spesso essa “non corrisponde ad un servizio efficiente ed efficace”.

“per la Uil occorre puntare ad una politica di investimenti nel ciclo integrato dei rifiuti, soprattutto nel Mezzogiorno, utilizzando anche le risorse della Next Generation UE”.

Infine, la stessa segretaria, in nome del sindacato che rappresenta, “chiede al Governo di intervenire sulla norma istitutiva della TARI risolvendo, una volta per tutte, il nodo dei crediti insoluti che ad oggi pesano sul costo complessivo del servizio e, conseguentemente, sulle tasche dei cittadini”.

 

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