Ieri in Parlamento si è discusso, finalmente, di un provvedimento legislativo che conteneva numerose novità in merito ai tetti degli stipendi pubblici, ossia degli stipendi di dirigenti di ministeri, authority, agenzie e società pubbliche a vario titolo.

Il decreto, largamente invocato da numerosi parti sociali, stabilisce che i manager pubblici non potranno guadagnare più di quello che guadagna il primo presidente della corte di cassazione (la cui retribuzione oscilla tra i 305 ed i 311 mila euro lordi annui). I limite imposto produrrà una serie di sfoltimenti per numerosi alti burocrati, la cui decurtazione in alcuni casi potrà essere di decine e decine di migliaia di euro.

E’ il caso ad esempio del direttore centrale dell’agenzia delle entrate, Attilio Befera, il cui stipendio aggiunge raggiunge la ragguardevole cifra di 460 mila euro, somma  cui occorre aggiungere anche i 160 mila euro che vengono corrisposti quale presidente di Equitalia. Befera è comunque in buona compagnia visto che la scure stipendiale si abbatterà anche sul nuovo presidente dell’ antri trust ( Pitruzzella che percepisce oltre 425 mila euro annui lordi) e il direttore centrale della ragioneria di Stato, Mario Canzio con stipendio che supera i 516 mila euro annui. Destinatari della legge dovrebbero essere alcune migliaia di dirigenti, ma è stato disposto che il Parlamento potrà effettuare delle eccezioni motivandole in sede di decisione.

Inoltre la Camera dei deputati ha già deciso una decurtazione del 10 per cento dell’indennità di presidente, questori, presidenti di commissione. Tale decurtazione potrebbe ben presto riguardare una fetta di politici ben più numerosa.

 

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