Sul tavolo del Governo resta una pila alta così di dossier, destinati a passare nelle mani dell’esecutivo che verrà. Di sicuro, il passaggio di consegne porterà a una nuova veduta su alcune delle questioni che, negli ultimi mesi, hanno infiammato il dibattito pubblico. Su altre, invece, è probabile che verrà mantenuta la linea tracciata dal Governo Draghi, o quantomeno sarà tenuta in debito conto. Il che espone alcune situazioni al rischio concreto di creare incertezze e dubbi irrisolti. In prima fila c’è il Superbonus, con le beghe sulla cessione del credito che, a cadenza regolare, tornano a insidiare le richieste della principale agevolazione sulle spese edilizie.

Nei giorni scorsi, era emersa la possibilità che alcuni istituti di credito potessero nuovamente procedere allo stop delle cessioni del credito, ingaggiati sul fronte dei controlli a causa delle procedure cosiddette “senza responsabilità”. Un quadro che ha costretto le banche a rafforzare le verifiche al fine di non presentarsi ai blocchi di partenza (o peggio ancora successivamente, a lavori iniziati) con una situazione irregolare fra le mani. Il che, pur legittimo, potrebbe porre in fase stallo alcuni lavori già richiesti. Con la possibilità concreta di scavallare il periodo di elezioni e, di conseguenza, ritrovarsi con le mani legate.

Superbonus, l’ipotesi del M5s

Sembra comunque possibile una sterzata dell’ultimo minuto. Il braccio di ferro sul Superbonus dei giorni scorsi, almeno per il momento, non ha portato a nulla. Tanto che, anche a fronte di un possibili Aiuti-ter, è arrivata la dichiarazione stizzita del leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, che ha definito “incomprensibile” il contrasto del governo uscente sulla misura del Superbonus. Il problema, secondo l’ex premier, sarebbe da ricercare proprio nei crediti bloccati. E da sbloccare, peraltro, prima che le naturali scadenze fissate per la misura attualmente in atto arrivino vanificando tutti i tentativi di proroga.

Nelle scorse ore è stata avanzata l’ipotesi di allungare i tempi almeno per le unifamiliari, portando la deadline al 31 dicembre. Conte parla di “un cassetto pieno di crediti” e, soprattutto, di tempistiche dilatate in vista di un decreto che, invece, dovrebbe arrivare nel più breve tempo possibile. Per l’ex presidente del Consiglio, il Superbonus costituisce “una misura di sistema che consente la rigenerazione urbana e il taglio della CO2”. Il che, però, non sembra essere stata una ragione sufficiente per convincere il resto delle forze politiche sulla bontà della misura. La quale, a conti fatti, ha finora portato meno benefici di quanti non siano stati i nodi.

Cessione, mercato da riattivare

L’emendamento presentato dai pentastellati mira a sbloccare la quarta cessione, ossia quella tra banca e imprese. Misura che potrebbe potenzialmente essere risolutiva, considerando che le imprese andrebbero a rappresentare le uniche responsabili in solido della bontà del credito. D’altra parte, spetterebbe comunque alle banche verificare che le garanzie restino effettivamente valide, dilatando i tempi di verifica. Secondo Confedilizia, tuttavia, sarebbe di sicuro una soluzione in grado di sbloccare la situazione Superbonus e riattivare il mercato dei crediti edilizi. Il problema vero, semmai, sarebbe quello delle risorse. Reperirne a sufficienza, in questo momento e col caro bollette da tamponare al più presto, potrebbe risultare complicato. Anche perché i giorni passano e il braccio di ferro non giova a chi si è impegnato nell’attuare lavori sulla base di una detrazione del 110%. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, è sembrato propenso al passaggio degli emendamenti ma a patto che i costi siano contenuti o che addirittura ne siano privi. L’alternativa sarebbe la proroga ma è l’ipotesi più improbabile.