Ci sono famiglie che nel 2022 hanno avviato lavori sfruttando l’Ecobonus. Altre invece hanno utilizzato il Sismabonus. E tantissime altre hanno aderito alla principale misura di questo genere per chi interviene in edilizia, cioè il Superbonus al 110%. Ma bisogna procedere con cautela e fare attenzione perché non tutti sanno che c’è una scadenza fondamentale da rispettare, ed ormai è in arrivo. Una scadenza che mina la fruizione del bonus, o almeno ne mina la fruizione parziale e cioè della prima rata.

“Buonasera redazione, sono un vostro accanito lettore e oggi vi pongo un quesito che mi riguarda come contribuente. Sento costantemente parlare di SAL per quanto riguarda il bonus 110% e di scadenza del 30 settembre prossimo. Io ho avviato i lavori a casa dallo scorso mese di luglio. Non ho capito cosa si intende per Stato di avanzamento dei lavori e cosa dovrei fare io che ho scelto di cedere il credito alla ditta che effettua i lavori. C’è chi dice che in determinate circostanze si rischia di perdere un anno di bonus. Potete spiegarmi che significa perdere un anno di bonus e perché correrei questo rischio?”

Sul Superbonus scadenza in arrivo il 30 settembre, ma di cosa si tratta?

Più che di una scadenza relativa a pratiche burocratiche o domande da presentare, quella del 30 settembre è una scadenza relativa allo stato di avanzamento dei lavori. Per stato di avanzamento dei lavori si intende, in edilizia, il punto dove sono arrivati dei lavori ad un determinato giorno. Dal momento che sistemare un immobile non è un lavoro che si completa dall’oggi al domani, è evidente che con il passare dei mesi i lavori arrivano a determinati step. E per il Superbonus, in risposta ad un nostro lettore, c’è una data fissa entro cui bisogna arrivare al 30% di questo stato di avanzamento dei lavori. Questa data è il 30 settembre.

E naturalmente parliamo di chi ha avviato i lavori nel corso del 2022. Se non si arriva al 30% dei lavori entro settembre 2022 c’è il concreto rischio di perdere la prima rata, o meglio, si corre il rischio che la cessione di questa prima rata venga esclusa. E in questo caso il contribuente deve optare per la detrazione autonoma nella dichiarazione dei redditi.

Gli incapienti a rischio

Uno dei motivi che possono spingere i contribuenti ad optare per la cessione del credito (o per lo sconto in fattura) è la capienza fiscale. Naturalmente, lo sconto in fattura e la cessione del credito permettono di effettuare i lavori praticamente senza cacciare soldi. Ma sono soluzioni che consentono pure a chi non ha capienza fiscale di godere di un vantaggio che altrimenti verrebbe precluso. Incapiente è colui che ha detrazioni Irpef superiori alla stessa imposta. Oppure chi ha Irpef a debito che non consente di recuperare tutto ciò che si dovrebbe recuperare sommando tutte le detrazioni spettanti, comprese queste del Superbonus evidentemente.

Inserire la quota di Superbonus nel 730 e quando diventa praticamente inutile

E proprio per gli incapienti la scadenza del 30 settembre per lo stato di avanzamento dei lavori è determinate. Chi non può sfruttare la detrazione sul reddito per incapienza, ma viene costretto a questa via dal mancato raggiungimento del SAL, rischia davvero di perdere una annualità di detrazione (la prima rata delle 10 entro cui ammortizzare il Superbonus. Inserire nel modello 730 o nel modello Redditi Persone Fisiche un onere detraibile, per l’incapiente è inutile. E se questo soggetto non può sfruttare la cessione del credito perché i lavori di ristrutturazione non sono giunti al 30% di stato di avanzamento dei lavori come normativa prevede, il dado è tratto. Pare evidente che si perde un anno di Superbonus.