Sugar Tax e Plastic Tax cominciano a dare i loro frutti (negativi).

Fare impresa in Italia, lo si sa, non è cosa facile. La pressione fiscale è alle stelle e, come se non bastasse, per alcune aziende, da quest’anno, potrebbero gravare, ulteriori, nuove imposte.

Notizia di questi giorni è la fuga di Coca Cola dall’Italia.

La Sibeg di Catania, della famiglia Busi, che produce, imbottiglia e distribuisce le bibite Coca Cola, starebbe pensando ad una delocalizzazione alla vecchia maniera.

Le nuove tasse, introdotte dal Governo attraverso la Legge di Bilancio 2020, impattano in modo troppo pesante sui conti dell’azienda.

La soluzione sarebbe quella di trasferire la propria attività in Albania, dove la pressione fiscale è decisamente inferiore a quella italiana e dove, peraltro, la stessa azienda ha già un suo stabilimento.

Plastic tax e sugar tax

La tassa sulla plastica, sostanzialmente, è una tassa che colpisce i consumi e l’utilizzo, per l’appunto, di questo materiale da parte di qualsiasi azienda.

La nuova imposta andrà a colpire tutti i tipi di manufatti in plastica, come ad esempio: bottiglie, ma anche, gli imballaggi, secondari e terziari, necessari al trasporto delle merci stesse, siano esse materie prime, di consumo o prodotti finiti.

La tassa ammonta a 45 centesimi al chilogrammo, e dovrà pagarla chi compra, produce o importa i MACSI.

La tassa sullo zucchero, invece, verrà applicata soltanto alle bevande gassate e zuccherate, e sarà pari a circa 10 centesimi a litro per i prodotti finiti. Per i prodotti non finiti, ma che verranno utilizzati per un successivo ciclo di produzione, l’imposta sarà pari 0,25 centesimi per ogni chilogrammo.

 

Da Catania a Tirana: ecco cosa sta succedendo

Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia, in una dichiarazione pubblicata in questi giorni dal “Sole24ore.it”, rivela che i sindacati sono già stati convocati.

«La proprietà ha quantificato una ventina di milioni di euro l’ammontare dei costi dovuti all’introduzione delle nuove tasse, avanzando la h una richiesta di esuberi pari al 40% dei lavoratori, cioè 151 persone».

In successivi incontri, si è anche prospettata la possibilità di trasferire l’intera produzione in Albania dove, peraltro, la società avrebbe un altro stabilimento attivo.

Comunque sia, in questi giorni, si attende l’apertura di un tavolo con il presidente Giuseppe Conte per scongiurare la crisi.

Staremo a vedere gli sviluppi della vicenda.

 

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