In attesa di regole più chiare e di norme più precise, anche le banche iniziano a fare marcia indietro nel campo della cessione credito riferita ai bonus edilizi (ristrutturazione, ecobonus, bonus 110, bonus facciate, ecc.).

Il limite del numero massimo di cessioni ammesse (tre) con le due successive alla prima da potersi fare solo verso determinati soggetti, hanno notevolmente ridotto il campo di applicazione dell’opzione. Le banche sono, quindi, meno propense ad acquisire crediti avendo poi difficoltà nel monetizzarli successivamente.

Le tre cessioni credito

Mentre prima, ricordiamo, era prevista la possibilità di cessione credito a cascata, ora, al fine di contrastare le numerosi frodi nel campo dei bonus edilizi, il legislatore ha imposto nuove e più stringenti regole.

In dettaglio, nel caso di opzione per la cessione credito da parte del committente:

  • il committente i lavori può cedere a chiunque il credito maturato (prima cessione)
  • chi acquista il credito dall’impresa, può utilizzarlo in compensazione o cederlo ulteriormente (seconda cessione). Tuttavia, in questo caso il credito può essere ceduto solo verso questi soggetti:
    • banche
    • altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia
    • imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia
  • chi acquista il credito derivante dalla seconda cessione può utilizzarlo in compensazione o cederlo ulteriormente (terza cessione credito) ma solo a:
    • banche
    • altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia
    • imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia
  • chi prende il credito derivante dalla terza non potrà più cederlo ma solo utilizzarlo in compensazione.

A breve, dovrebbe essere concessa la possibilità di una quarta cessione.

La paura delle banche

Già inizialmente, dopo le restrizioni, Poste Italiane aveva bloccato la piattaforma per la cessione credito per poi successivamente riaprila ma restringendone notevolmente il campo dei beneficiari (vedi anche Cessione credito a Poste dopo le prime: il grave taglio a danno delle aziende).

Ora anche le banche non sembrano più così tanto aperte all’operazione. I primi a farsi indietro, secondo quanto riporta anche il Sole24 ore, sono i due principali istituti del Paese, ossia Intesa San Paolo e Unicredit.

Per Intesa, oggi sono circa 4 miliardi i crediti fiscali acquisiti, di cui la metà provenienti dall’operazione di sconto in fattura accordato dall’impresa al committente.

Le due banche, dopo un’attenta valutazione, sarebbero giunte alla conclusione di porre un freno all’accettazione di nuove domande in un quadro normativo così incerto ed in costante cambiamento.

Il rischio questa volta è quello di mettere definitivamente in ginocchio in settore edile, laddove, invece, le due misure di cessione credito e sconto in fattura era state introdotte con l’obiettivo del tutto opposto.

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