Quanto bisogna fatturare in partita IVA per avere il corrispondente di uno stipendio di 2 mila euro? Ce lo ha chiesto un lettore che, disoccupato da fine marzo, ha ora ricevuto un’offerta di lavoro a partita IVA. Essendo alla soglia dei 60 anni l’idea di non poter contare sui versamenti dei contributi di un’assunzione regolare non influenza la sua scelta. Ma dal punto di vista economico il dubbio resta: quanto bisognerebbe fatturare per avere un’entrata netta di 2 mila euro lavorando a partita IVA?

Per rispondere alla domanda partiamo dalla prospettiva inversa: quante e quali tasse si pagano con la partita IVA? Ipotizziamo due scenari: quello attuale e quello che potrebbe avverarsi con l’introduzione della flat tax.

Escludiamo dall’analisi, vista l’età del lettore, che ci ha posto il quesito sul calcolo entrate al netto in caso di partita IVA e visto anche il reddito medio che supera la soglia, la partita IVA agevolata per i forfettari.

Costi partita IVA: apertura, gestione, contributi INPS e tasse

Possiamo dividere i costi della partita IVA in due grandi categorie: costi di tenuta e costi di gestione. I primi riguardano le spese di iscrizione alla Camera di commercio, ai bolli e all’onorario del commercialista; i costi di gestione si riferiscono alle spese di gestione dell’attività. I costi di gestione si distinguono in variabili e fissi. I secondi (affitto locali, personale e collaboratori, premio inail etc) non dipendono da quanto si lavora e si produce ma è chiaro che, nel conto del guadagno netto, vanno tenuti presente quanto i primi (tasse partita IVA, bollette, materie prime etc). Costi di gestione fissi e variabili sono deducibili dal reddito imponibile. Chi sostiene tre mila euro di costi ad esempio e ne fattura 10 mila, pagherà le tasse su 7 mila euro.

In base alla categoria di lavoratore poi bisogna considerare i contributi INPS, diversi ad esempio per il libero professionista (27% dei guadagni) o per l’impresa commerciale (circa tre mila euro l’anno).

A livello fiscale le maggiori tasse che paga chi lavora a partita IVA sono Irpef, IVA e IRAP.

Nel complesso dal lordo che si fattura al netto che si incassa con la partita IVA bisogna sottrarre almeno il 35%. Per ottenere 2 mila euro nette bisogna fatturarne circa 3700.

Flat tax partita IVA: cosa cambia con la tassazione piatta

Le partite Iva saranno le prima a sperimentare la flat tax voluta dal nuovo governo.
L’esecutivo Lega-M5S sta lavorando ad un decreto legge da approvare prima di Ferragosto (in caso contrario slitterebbe ad autunno con la legge di Bilancio) per permettere alle partite Iva con ricavi fino a 100 mila euro l’anno di accedere ad un nuovo regime forfettario con un’imposta fissa al 15% uguale per tutti.