Con la stessa età si può prendere una pensione anche troppo diversa. Ma la riforma strutturale della previdenza pubblica, che è attesa con l’entrata in vigore a partire dal 2023, punterebbe a superare pure questa criticità. Ovverosia la cosiddetta disuguaglianza orizzontale.

Per dire addio alla stessa età, e ad una pensione troppo diversa, vediamo allora come funzionerebbe questa misura che, una volta per tutte, per andare in pensione andrebbe a contrastare e a ridurre le disuguaglianze.

Stessa età, pensione troppo diversa: la riforma strutturale punta a superare anche la disuguaglianza orizzontale?

Nel dettaglio, sul superamento della criticità relativa alla stessa età, ma alla pensione troppo diversa, c’è da dire prima di tutto una cosa.

Ovverosia, che stanno aumentando le potenziali proposte per la riforma 2023 della previdenza pubblica. E questo anche perché in realtà l’iter di revisione è al momento sospeso. Così come emerge dal fatto che il tavolo di confronto tra il Governo ed i Sindacati che è interrotto.

Detto questo, le proposte per superare la stessa età, ma la pensione troppo diversa, sono recentemente arrivate dal CNEL. Ovverosia dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Proponendo, per abbattere le disuguaglianze, in materia di pensioni, di superare i limiti che ha attualmente ci sono per il calcolo dell’assegno INPS con il sistema contributivo.

Perché a parità di requisito anagrafico l’importo dell’assegno INPS è spesso troppo diverso

Ma perché con la stessa età l’importo dell’assegno INPS è spesso troppo diverso? La risposta è semplice. In quanto tutto cambia in base all’anzianità contributiva. Basti pensare a chi fa la domanda di pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 di contributi versati. E chi, invece, sempre a 67 anni di età, ha maturato 30 anni di anzianità contributiva. Inoltre, sulla pensione di vecchiaia sapevi che oltre a età e contributi può servire un terzo requisito? Ecco quale e per chi.