In pensione prima o dopo? Da una parte sindacati e lavoratori lottano per abolire la Fornero e dall’altra il governo tenta di allungare l’età epnsionabile. E’ di queste ore la clamorosa notizia che i dipendenti pubblici potrebbero lavorare fino a 70 anni. Lo prevede un emendamento al Decreto Milleproroghe (la finanziaria di correzione) che ogni anno si discute dopo l’approvazione della legge di bilancio.

La proposta arriva da Fratelli d’Italia e non è casuale. Giunge dopo l’apertura del tavolo negoziale a gennaio con i sindacati per la riforma pensioni 2024.

Ma soprattutto dopo che il governo ha preso cognizione della situazione previdenziale italiana alla luce del Decimo Rapporto sul Bilancio del sistema italiano pubblicato da Itinerari Previdenziali.

Le preoccupazioni del governo per la spesa pensioni

Dalla lettura del rapporto elaborato dal Centro Sudi e Ricerche emerge sostanzialmente che alla fine del 2021 la spesa dello Stato per il welfare è andata aumentando senza freni. In particolare riguardo al capitolo assistenza che ha raggiunto la cifra record di 141 miliardi di euro (il doppio dal 2008). Ne sono coinvolte anche le pensioni.

Dai dati Inps riferiti a fine 2021 emerge che i trattamenti previdenziali assorbono il 92% della spesa, mentre quelli assistenziali (prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali) il restante 8%. Si tratta di miliardi di euro, non certo di noccioline.

Esattamente il costo per prestazioni previdenziali ha raggiunto nel 2021 quota 312 miliardi di euro (il 16,2% del Pil). La voce che incide maggiormente sulle uscite è quella delle pensioni anticipate (il 56% del totale), seguita dalle pensioni di vecchiaia (il 18%) e dalle pensioni ai superstiti (14%). Le prestazioni agli invalidi civili rappresentano il 7% del totale e le altre due voci (pensioni di invalidità e pensioni e assegni sociali), rispettivamente, il 4% e il 2%.

In questo contesto, il governo deve necessariamente evitare che la spesa per le pensioni cresca ulteriormente nei prossimi anni.

Anche se il ministro del Lavorono non lo dice apertamente, è inteso che le speranze di riformare in senso favorevole il sistema pensionistico sono scarse.

Statali fuori tre anni più tardi

La pensione per oltre 3 milioni di statali potrebbe quindi attendere – dice Domenico Matera (FdI), firmatario della proposta al Milleproroghe. Ma solo su base volontaria, ben inteso. Vale a dire che il dipendente che raggiunge i 67 anni di età per la pensione di vecchiaia può decidere di restare al lavoro fino a 70 anni e prendere un assegno più alto. Salterebbe in quetso modo anche il collocamento a risposto d’ufficio per i dipendenti pubblici stabilito dalla legge.

Una opzione valida, però, solo per chi non ha ancora raggiunto i 36 anni di contributi. In ogni caso spetterebbe comunque all’amministrazione di appartenenza decidere se accogliere o meno la richiesta del dipendente e che dalla stessa non conseguano maggiori oneri. Da ricordare che, al momento, la possibilità di trattenersi in servizio fino a 70 anni è riservata solo ai medici e dirigenti sanitari.

Il rischio, però, fanno notare i sindacati, è che ciò che oggi è volontario e temporaneo prima o poi diventi obbligatorio e definitivo. Come spesso avviene in Italia. Questione di soldi (che non ci sono) e di spese che continuano a salire. Ma tant’è, vederemo come andrà a finire.