Il mese scorso sono state rese note le nuove regole per le specializzazioni avvocato. Il regolamento sulle qualifiche ha diviso la categoria: i grandi studi associati prevedono danni marginali mentre diverse associazioni sono sul piede di guerra per impugnare il decreto. Ecco tutto quello che c’è da sapere per non farsi trovare impreparati a novembre, quando il regolamento, salvo esiti positivi dell’impugnazione, entrerà in vigore. Albo forense: nuovi requisiti per non essere cancellati

Riforma avvocati: le aree di specializzazione

Il decreto n.

144/2015 specifica le diciotto aree di specializzazione. Tra queste: diritto agrario, diritto dell’ambiente, diritto bancario e finanziario, diritto del lavoro e sindacale, diritto penale, amministrativo, tributario, fiscale e doganale. Ogni avvocato può scegliere al massimo due qualifiche, da segnalare al Consiglio dell’Ordine di appartenenza. Maurizio De Tilla, presidente dell’Anai (Associazione nazionale avvocati italiani) ha criticato il regolamento definendolo “ambiguo e confusionario”. E’ veramente così? Nelle prossime pagine vedremo quali sono le specializzazioni forensi tra le quali è possibile scegliere e come ottenere la qualifica. Una mini guida alla nuove specializzazione degli avvocati utile non solo per i laureandi in giurisprudenza e per i praticanti ma anche per i clienti che devono scegliere un legale per farsi assistere in una pratica concernente un ambito specifico del diritto.

Come ottenere il titolo di avvocato specialista

Per ottenere una specializzazione legale è necessario seguire uno dei corsi tenuti da Università legalmente riconosciute, ovviamente nei dipartimenti di Giurisprudenza, con durata minima di 200 ore, distribuite in due anni. In alternativa è possibile ottenere la qualifica sulla base dell’esperienza maturata. Nicoletta Giorgi, presidente dell’Aiga, ha puntato il dito contro queste modalità che prevedono la frequenza di “costosi corsi biennali teorici, senza impedire, ad altri colleghi non specialisti, di esercitare la professione nella stessa materia”.

Per i professionisti iscritti all’albo senza interruzione da almeno otto anni che abbiano esercitato, negli ultimi cinque anni, assumendo almeno 15 incarichi professionali “rilevanti per quantità e qualità” documentabili per anno, è previsto un riconoscimento d’ufficio.

Specializzazione avvocati: critiche alla riforma

La riforma prevede 18 ambiti di specializzazione. Una prima macroscopica differenza è relativa alla presenza di categorie generali in campo penale e qualifiche specifiche per l’ambito civile. Secondo De Tilla questo potrebbe generare confusione nei clienti e portare all’errore di considerare un avvocato competente solo nel settore in cui è specializzato. Perplessità anche sul numero minimo di cause per dimostrare la continuità nell’esercizio della professione senza distinzione delle aree di competenza. Ci sono, fa notare sempre De Tilla, ambiti legali, come il diritto di famiglia e il diritto societario che richiedono tempi lunghi. L’Anai inoltre ha posto l’accento sul numero delle specializzazioni che sarà attribuito: considerando anche il riconoscimento d’ufficio delle qualifiche per gli avvocati senior, si arriverà facilmente a 100 mila specialisti il che porterebbe ad una svalutazione dell’attestazione stessa. Il regolamento sarà operativo dal 14 novembre prossimo ma l’Anai, in accordo con l’Anf (Associazione nazionale forense) e con l’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), si sta muovendo per impugnarlo di fronte al Tar del Lazio. Luigi Pansici, segretario generale dell’associazione, afferma di non essere contrario in linea di principio all’idea della specializzazione degli avvocati ma è scettico riguardo alle modalità messe a punto per realizzare la riforma e che contengono “evidenti profili di illegittimità”. Meno preoccupati sono invece i grandi studi che lavorano prevalentemente per clienti business: Wolf Michael Kühne, partner, country managing partner di Dla Piper Italia, prevede un impatto limitato del regolamento perché “quando si entra nell’ambito di operazioni di una certa complessità, il mercato riconosce già le competenze, senza necessità di formalismi da esibire su carta intestata”.

Anzi Kühne si detto fa