Si avvia una grande rivoluzione del sistema assistenzialistico italiano con il nuovo Governo presieduto da Giorgia Meloni. Il principale strumento contro la povertà ha le ore contate. Parliamo del reddito di cittadinanza, misura principale di contrasto alla povertà che è finito nel mirino del nuovo Governo che lo vuole cancellare e sostituire con nuove misure e nuovi strumenti. Nella maggioranza di centrodestra il reddito di cittadinanza è visto come una misura per furbetti e fannulloni e andrebbe cancellata. Se non si può cancellarla subito però, almeno una rivisitazione della misura è in programma da parte del Governo.

E adesso prende strada la via della cautela. Nessuna grande modifica immediata, come quella che inizialmente era prevista con tanto di cancellazione dal 2023 del sussidio a molti beneficiari sotto i 60 anni di età. Si passa ad una fase transitoria o di cuscinetto come l’hanno ribattezzata subito. Un 2023 che servirà a porre le basi per una discussione futura più particolareggiata sulla misura, per arrivare al 2024 con l’obbiettivo finale raggiunto, cioè cancellare la misura tanto cara al M5S e sostituirla. Con buona pace di chi, come diversi nostri lettori, hanno i mesi contati per quanto riguarda il loro sussidio.

“Buonasera, sono un disoccupato di 58 anni di età che dal 2021 prende il reddito di cittadinanza. Sento ogni giorno novità su novità che riguardano la misura. E da quando è stato eletto il nuovo Governo, vivo in continua angoscia per quanto riguarda il mio reddito di cittadinanza. Sento dire che verrà cancellato per chi non ha 60 anni di età e non ha invalidi o minori a carico. Io sono un single, mai sposato e non ho mai avuto figli. Ma non per questo sono una persona da abbandonare. Alla mia età non è facile trovare un nuovo lavoro. E non è certo semplice trasferirmi al Nord (io sono di un paesino in provincia di Reggio Calabria), dove tutti dicono che il lavoro sia più facile da trovare.

Davvero da gennaio perderà il sussidio?”

Il reddito di cittadinanza e le ultime novità al riguardo

In perfetta discontinuità con i governi precedenti e con l’ultima legislatura, l’attuale esecutivo di centrodestra ha puntato il reddito di cittadinanza. Una misura che molti in seno alla maggioranza vedrebbero subito cestinato. Ma non si può fare tutto e subito e il nostro lettore, almeno per il momento dovrebbe stare tranquillo. Nel testo della legge di Bilancio, che ancora deve essere spedito alle Camere non essendo definitivo, il colpo di spugna agli under 60 è venuto meno. Parliamo ancora di una bozza che può essere cambiata anche adesso prima dell’approdo a Palazzo Madama e a Montecitorio. E sarà sicuramente cambiata con le varie letture alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. Ci sono da valutare gli inevitabili emendamenti ai vari provvedimenti della manovra di Bilancio. Le proposte correttive infatti saranno senza dubbio tante e quindi al momento non ci sono particolari certezze. Ciò che appare sicuro però è che la misura adesso potrebbe essere confermata per il 2023 anche per chi ha meno di 60 anni di età, come il nostro lettore, e non appartiene a quei nuclei familiari che sono al riparo da qualsiasi correzione.

Cosa cambia per il reddito di cittadinanza

Sul reddito di cittadinanza si cambia quindi, ma in misura meno pesante rispetto alle previsioni iniziali. Infatti anche gli under 60,cioè i beneficiari tra i 18 e i 59 anni di età che, in quanto attivabili al lavoro rischiavano di essere esclusi dal beneficio, si salvano, almeno al momento. Infatti dal 2024 sicuramente si passerà alle maniere forti e forse per loro non ci sarà più un sussidio come questo. Per il momento però il sussidio è confermato, anche se tagliato a soli 8 mesi.

In pratica, almeno per quanto si legge nella bozza della manovra, per gli occupabili si scenderà a soli 8 mesi di sussidio nel 2023. E i rifiuti delle ipotetiche offerte di lavoro che giungeranno, diventeranno uno soltanto. In pratica al primo rifiuto si perde il sussidio (col governo Conte i rifiuti che portavano alla decadenza erano 3, con quello Draghi erano scesi a 2, e adesso ad uno solo). Stando ai dati dell’INPS, nella consueta relazione tecnica, sono 1,03 milioni le famiglie che oggi prendono il sussidio. Ed escludendo le circa 600.000 famiglie che hanno minori e invalidi all’interno, o soggetti over 60, più di 400.000 nuclei familiari finiranno dentro il taglio.