Lo smart working si è rivelato un incentivo a restare al lavoro. Le migliori condizioni lavorative offerte dall’ambiente domestico, in alternativa agli uffici, hanno ritardato i pensionamenti nel settore terziario.

A farlo notare è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico durante un intervento all’evento “Italia 2021, le sfide della pubblica aministrazione”. L’impressione dell’Inps è che lo smart working abbia incentivato molti lavoratori a restare in servizio o al lavoro pur avendo maturato i requisiti per andare in pensione in anticipo.

Smart working incentivo a restare in servizio

Non ci sono numeri precisi da analizzare, anche perché lo smart working ha preso piede in maniera dirompente solo da un anno in Italia. Ma pare che vi sia la tendenza a posticipare la domanda di pensione anticipata fra gli impiegati. Dice Tridico:

non sono sicuro che la chiusura di quota 100 possa incentivare grandi numeri perché ci sono delle finestre prestabilite. Quello che abbiamo visto negli ultimi tempi è sostanzialmente che il tasso delle domande è in linea con l’andamento del triennio probabilmente favorito anche dallo smart working“.

E’ quindi possibile che molti lavoratori in odore di pensionamento anticipato, pur avendo maturato i requisiti per uscire con quota 100, abbiano deciso di restare in servizio. Soprattutto nella pubblica amministrazione.

La pensione può attendere

E’ del resto verificato da più parti che il settore terziario ha tratto notevole vantaggio dal riscorso allo smart working in Italia. Sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Nel primo caso si tratta di un miglioramento netto delle condizioni lavorative che, grazie a internet, ha permesso a tanti impiegati di svolgere le incombenze d’ufficio a distanza, da casa, senza lontano dallo stress degli uffici e dei capi. Un vantaggio adatto però più per adulti che per giovani.

Nel secondo caso, invece, lo smart working ha permesso ai datori di lavoro di risparmiare enormi risorse economiche.

Se da un lato la pandemia ha obbligato i lavoratori a stare a casa, dall’altro ha creato le premesse strutturali per consentire enormi risparmi di spesa. Mantenere aperti uffici, pagare affitti, assicurazioni, forniture e servizi ha un costo elevato per le aziende. Potendone fare a meno, esse hanno risparmiato sui costi.

Pensione più tardi in smart working

Ma torniamo ai lavoratori in smart working. Secondo svariati sondaggi condotti sia in Italia che all’estero, lavorare da casa è più salutare e proficuo. Quando la pandemia si sarà diradata, sarà difficile che si torni alla normalità pre-covid in questo senso. I lavoratori hanno già fatto sapere che preferiscono lavorare a distanza piuttosto che in ufficio. Tanto nella pubblica amministrazione quanto nel settore privato.

Ne deriva che migliori condizioni ambientali e lavorative per i dipendenti abbiano un impatto positivo anche sui conti dell’Inps. La tendenza che si è avvertito – come sottolinea Tridico – è che le domande di pensione anticipata non sono aumentate nell’ultimo anno.

Il lavoro agile nel piano di riforma pensioni

Il riferimento esplicito è a quota 100 dove occorre aver maturato almeno 38 anni di contributi e 62 di età. Opzione che tramonterà alla fine del 2021. Resta da vedere cosa il legislatore introdurrà al suo posto, ma è evidente che non si potrà non tener conto del cambiamento epocale delle condizioni lavorative con l’avvento dello smart working.

Il lavoro agile potrebbe così entrare a far parte dei piani di riforma del sistema pensionistico italiano. Le ipotesi che si rincorrono sono molte e, data la positiva esperienza del ricorso al lavoro a distanza, il pensionamento potrebbe essere legato anche alle migliori condizioni lavorative e di vita conseguenti al ricorso a tale forma di lavoro agile.