Si può sfrattare una persona affetta da patologie da una casa in affitto secondo la normativa vigente? L’attuale normativa prevede la possibilità di sfrattare da una casa in affitto anche inquilini malati che diventano morosi o si rendono responsabili di comportamenti irrispettosi nei confronti di regolamento condominiale.

Sfratto di un inquilino affetto da patologie: cosa dice la normativa vigente?

La normativa vigente prevede che anche gli inquilini affetti da patologie possono essere soggetti ad un eventuale provvedimento di sfratto, che si verifica quando un inquilino non paga per lungo tempo il canone di locazione della casa in cui risiede.

Lo sfratto per morosità vale per tutti gli inquilini, compresi gli inquilini affetti da patologie come disabili ed invalidi.

Non esiste una normativa che stabilisce che le persone malate, inquilini di case in affitto, non possano essere sfrattate.

È il proprietario di casa che può decidere o meno se sfrattare la persona affetta da patologie o permetterle di rimanere in casa.

La normativa prevede per la platea di inquilini di case in affitto malati gravi o affetti da disabilità interessanti agevolazioni e diverse possibilità per ritardare lo sfratto.

Nel caso di inquilini malati lo sfratto da una casa in affitto può essere ordinato solo quando la persona trova un’altra idonea sistemazione alle sue condizioni.

La normativa prevede la possibilità di sospensione della procedura di sfratto nel caso in cui la patologia implichi disabilità e nel caso in cui gli inquilini morosi non trovino una sistemazione alternativa in cui vivere e redditi sufficienti per poter stipulare un contratto di affitto ex novo.

Inquilino malato: quali sono i suoi diritti?

La normativa vigente tutela l’inquilino affetto da patologia dallo sfratto concedendogli un maggior termine per poter pagare gli arretrati e per regolarizzare la sua posizione.

Secondo l’orientamento giurisprudenziale, dinanzi a comprovate condizioni di difficoltà dell’inquilino malato, il Giudice può assegnare un termine non superiore a 90 giorni dall’udienza affinché possa pagare quanto dovuto al locatore.

La normativa vigente parla di condizioni di difficoltà provate in giudizio: in esse possono rientrare sua i problemi di salute che la scarsa capacità patrimoniale dell’inquilino.

La morosità può essere sanata entro il termine di 120 giorni dalla celebrazione dell’udienza di sfratto, se l’inadempienza è conseguente alle precarie condizioni economiche del conduttore.

Sospensione sfratto: l’inquilino malato può chiederla?

La normativa può prevedere la possibilità per l’inquilino di poter pagare in maniera dilazionata la sua obbligazione.

Tuttavia, è possibile che il giudice che convalida lo sfratto ne sospenda l’esecuzione, consentendo all’inquilino malato di trovare un nuovo alloggio.

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