Come è stato più volte ribadito, chi percepisce il reddito di cittadinanza, dovrà dare la propria disponibilità per almeno 8 ore a settimana, a prestare servizio in attività a favore della pubblica utilità. Tuttavia, a poche settimane dal debutto ufficiale del sussidio, questo è uno dei punti sui quali sussistono le maggiori perplessità. A raccogliere i dubbi e i timori espressi già dai sindaci è stata l’Anci.

Come noto il vincolo della disponibilità ai servizi sociali per i percettori del reddito di cittadinanza, è stato previsto dal governo all’interno di quelle che sono state ribattezzate le “norme antidivano” per contrastare il rischio di parassitismo dei cd furbetti del rdc.

Molti Comuni però non sono ancora in grado di dire quali attività potrebbero rientrare nel novero di quelle messe a disposizione. Uno degli aspetti che più preoccupa è infatti quello della competenza per alcune funzioni che non possono essere rimesse a volontari principianti e inesperti che, peraltro, cambierebbero di continuo dopo qualche mese (visto che la durata massima del reddito di cittadinanza è di 18 mesi). Questo costringerebbe a prevedere costi per per la formazione. A carico di chi sarebbero?

C’è poi, connesso, il problema della sicurezza sul lavoro.

Così formulato quindi l’obbligo delle attività di pubblica utilità potrebbe rivelarsi di fatto solo uno spreco economico per le amministrazioni comunali che, per non mettere in moto la macchina burocratica, finirebbero con il rinunciare a questa possibilità. Le 8 ore quindi resterebbero solo sulla carta e di fatto in molti non le farebbero neanche.

Edi Cicchi, Presidente della Commissione, ha spiegato che: “la realizzazione di progetti di pubblica utilità richiede un lavoro intersettoriale all’interno del Comune che coinvolge diversi uffici con un grande impiego di risorse non solo umane ma anche economiche. Basti pensare, ad esempio, ai costi a cui bisogna far fronte per garantire la sicurezza sul lavoro, la formazione dei volontari e tutta la strumentazione necessaria per la realizzazione del progetto”.

Gianluigi Santillo, Consigliere provinciale e delegato nazionale Anci ha ribadito “la necessità di una normativa estremamente chiara per far fronte ai nuovi impegni dei prossimi mesi per evitare ingolfamenti della macchina amministrativa e limitare al massimo l’incertezza ed i “furbetti”; in tal senso auspico che il Governo recepisca prontamente le proposte emendative integrate alla luce dei preziosi contributi emersi nella discussione e già trasmesse al ministro Di Maio e al dott. Tangorra”.

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