La riforma pensioni è avvolta da fitta nebbia. I dubbi che possa non essere fatta potrebbero presto diventare un fatto concreto. Anche perché si avvicina la scadenza della legislatura e un intervento sul sistema previdenziale rischia di condizionare la campagna elettorale.

Si naviga quindi a vista con il premier Mario Draghi impegnato a non sfigurare nei confronti di Bruxelles con le pensioni. E a lasciare che le regole Fornero ritornino gradualmente alla loro piena attuazione con la fine di Quota 102 il 31 dicembre.

Ape Sociale e Opzione Donna verso la proroga

A parte Quota 102, ideata per ammortizzare la fine di quota 100 e riservata solo a poche migliaia di lavoratori, restano ancora validi gli altri canali di uscita. Vale a dire Ape Sociale e Opzione Donna che di anno in anno si rinnovano. Ma non sono definitivi.

L’anticipo pensionistico di Ape Sociale è rivolto da quest’anno anche a una più vasta platea di lavoratori gravosi per i quali la legge di bilancio ha esteso l’applicazione dell’anticipo pensionistico.

Resta confermata anche Opzione Donna che permette alla lavoratrici di andare in pensione a 58-59 anni con 35 anni di contributi versati. Soluzione riservata solo al gentil sesso e comunque penalizzante per il calcolo della pensione.

I dubbi con la riforma pensioni

Posto quindi che le uniche vie di uscita per le pensioni anticipate potrebbero essere confermate Opzione Donna e Ape Sociale, cosa potrebbe cambiare ancora dal 2023?

Le idee per cambiare l’assetto pensionistico non mancano, ma come ha fatto sapere il premier Draghi, la coperta è stretta e ogni riforma dovrà essere sostenibile finanziariamente. Ragion per cui lo spazio di manovra per introdurre novità è molto stretto.

L’unica strada al momento percorribile è quella proposta dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico per una pensione flessibile a partire da 63-64 anni. In pratica potrebbe essere introdotto un sistema di pensionamento che anticipi l’uscita dal lavoro di 3-4 anni a patto che la rendita sia liquidata in due tranches.

La prima con il solo sistema contributivo per il montante maturato dal 1996 in poi al momento della domanda di pensione. La seconda, invece, con il sistema retributivo al raggiungimento dei 67 anni di età.