Più passa il tempo e più si allontana la riforma pensioni. Un novità? Non proprio. Stiamo per entrare in campagna elettorale dove ai programmi di governo subentrano le promesse dei partiti per accaparrarsi più voti possibili.

Così la tanto attesa riforma pensioni sarà probabilmente una farsa. Il premier Draghi lo sa benissimo, così come i partiti che sostengono il governo. E anche i sindacati, benché rivestano un ruolo diverso.

La riforma pensioni si allontana

Per fare una riforma sensata e strutturale in Italia servirebbe una rivoluzione del sistema attuale che però metterebbe a soqquadro le finanze pubbliche.

Draghi, inoltre, ha avvertito che qualsiasi riforma pensioni dovrà essere finanziariamente sostenibile.

Ma la cosa più sorprendente è che la riforma pensioni non è stata inserita nemmeno nel Def 2022, come se non fosse importante. E forse non lo è veramente stante le priorità di bilancio e i moniti che arrivano da Bruxelles.

Del resto, lasciare le cose come stanno implica una sola cosa: il ritorno per tutti alle regole Fornero, senza deroghe. Come è stato per quota 100 e come è per quota 102. Quello che chiede l’Europa, insomma per tenere a freno la spesa pubblica.

Quindi, al massimo ci sarà qualche ritocco dal 2023. La proroga di opzione Donna e Ape Sociale. Ma niente di più. Mandare tutti in pensione a 62 anni con quota 41 come chiedono i sindacati è impossibile. Cadrebbe il governo ancor prima di iniziare la discussione.

Il ritorno alla Fornero

Si parla quindi di ritorno alla Fornero nel 2023. Ma si fa anche demagogia e si mettono in circolazione notizie sbagliate. La realtà è che le regole Fornero, che piacciano o meno, non sono mai tramontate. Semmai sono state apportate delle deroghe, come quota 100, Opzione Donna e Ape Sociale.

Ma per andare in pensione con i requisiti ordinari bisogna aver maturato 67 anni di età o avere 42 anni e 10 mesi (12 mesi in meno per le donne) di contributi versati.

Questi requisiti, agganciati alla speranza di vita, esistono da 10 anni, non sono mai spariti e quindi non “ritornano” come raccontano impropriamente i media.

Intuire cosa succederà da qui a fine anno è difficile, ma una cosa appare certa: la riforma pensioni è iniziata (se così si può dire) col piede sbagliato. Tant’è che anche le trattative fra governo e sindacati si sono interrotte per via della guerra in Ucraina. Ma forse il governo non aspettava occasione migliore.