Altro che Quota 41, uscita a 62 anni o altri stratagemmi per evitare la Fornero. Se l’Italia non fa figli, nessuno potrà pagare le pensioni future. C’è poco da girarci intorno, le previsioni dell’Istat sono allarmanti e le ricadute sociali si faranno presto o tardi sentire.

Nel 2022, secondo le stime Istat, i nati sono stati meno di 400 mila con un trend che non accenna a invertirsi da ormai più di un decennio. Non solo. Secondo l’Eurostat, l’Italia è tra i Paesi meno fecondi d’Europa, insieme a Spagna e Malta, con meno di 1,3 figli per donna.

Noi però vantiamo il record assoluto di spesa pensionistica rispetto al Pil (16,2%).

Senza figli, stop alle pensioni anticipate

In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: le pensioni, così come sono, non potranno essere pagate ancora per molto tempo. Se manca il ricambio generazionale, se manca la forza lavoro e l’immigrazione, peraltro irregolare, non riesce a compensare la carenza di bebé, gli anziani avranno sempre meno soldi per vivere. Ne è dimostrazione il ridimensionamento delle rivalutazioni pensioni per il 2023.

A sostenerlo sono anche Bankitalia, la Corte dei Conti, l’Ocse, il Fmi in numerosi report. Solo i sindacati si ostinano a pensare il contrario. Ma forse lo sanno bene anche loro, in fondo. L’Italia è diventato il Paese peggiore tra i 27 della Ue se si prende in esame il tasso di natalità (il rapporto dei nati rispetto alla popolazione), che risulta pari a 6,8 nati ogni 1.000 residenti contro una media europea di 9,1. Record negativo confermato dalle stime Istat sul 2022. Nell’anno passato si è consolidato il calo delle nascite, che perdura – senza interruzioni – dal 2010.

Ne consegue che se un Paese si impoverisce demograficamente e quindi numericamente, verranno a mancare i soldi per pagare le pensioni. Già oggi il bilancio è precario e l’Inps continua ad avvertire il Governo che in assenza di tagli alle pensioni anticipate si rischia uno sconquasso dei conti entro il 2029.

Cosa suggerisce l’Inps per le pensioni

Secondo l’Inps la spesa previdenziale è destinata a salire nei prossimi anni, aggravata dai costi dell’inflazione. Già per il 2023 è previsto un buco da 10 miliardi nel bilancio dell’Istituto guidato da Pasquale Tridico.

La perequazione automatica è sicuramente la causa principale del peggioramento dei conti, ma non è l’unica. A pesare sulla bilancia dei pagamenti è il numero maggiore di pensioni rispetto al previsto che occorre sostenere nei prossimi anni. Anche se l’Inps non lo dice apertamente, il problema è stato aggravato da Quota 100, durata tre anni.

Tridico suggerisce quindi al Governo di potenziare la flessibilità in uscita per le pensioni anticipate. Va bene Ape Sociale che potrebbe essere potenziata ed estesa ad altri mestieri usuranti. Così come Opzione Donna, riservata da quest’anno solo alle lavoratrici realmente in difficoltà. Non va bene, invece, Quota 41 per tutti che costerebbe troppo.

La si potrebbe sostenere solo con il ricalcolo contributivo come avviene per Opzione Donna. Sarà poi l’età anagrafica del lavoratore a determinare l’importo della pensione che, a differenza della deroga riservata alle lavoratrici, godrebbe di coefficienti di trasformazione più alti.

La Fornero è il male minore

Senza nascite, insomma, il sistema pensionistico è destinato a collassare. Anche per questo l’ex premier Draghi ha puntato più o meno velatamente al ritorno graduale alle regole Fornero per tutti già nel 2021. Le pensioni anticipate – aveva detto chiaramente – non sono più sostenibili nel tempo, a meno che non si disincentivi chi ci vuole andare.

E’ del tutto evidente che i conti sulle pensioni non tornano più. Quota 100 è stato un errore, come le sono state tante deroghe del passato. Anche perché spendiamo troppo in assistenza: la spesa dello Stato è raddoppiata dal 2008 al 2021 raggiungendo la cifra astronomica di 141 miliardi di euro, un terzo di tutta la copertura previdenziale pubblica annuale.

Per questo è indispensabile – dice Carlo Cottarelli, ex direttore del Fmi, limitare il più possibile le uscite anticipate riservandole solo a chi realmente non è più in grado di lavorare, perché

con pochi figli ci saranno meno lavoratori a produrre ciò che è necessario per gli anziani, obbligando questi a ritardare il pensionamento.

Al Governo spetta quindi trovare un giusto compromesso coi lavoratori nel prossimo incontro con i sindacati per evitare che il confronto deflagri come sta avvenendo in Francia. Il muro contro muro fra il presidente Macron e i sindacati ha portato milioni di lavoratori in piazza per protestare contro l’aumento dell’età pensionabile a 64 anni.