E’ ancora avvolta nell’incertezza assoluta la riforma pensioni 2023. Con lo strappo del M5s al governo Draghi, però, gli scenari sono destinati a cambiare e i lavoratori rischiano di prendere l’ennesima fregatura.

Già il quadro risultava abbastanza compromesso per via dell’emergenza energetica e dell’inflazione. Oltre tutto il premier, pur essendo disponibile a qualsiasi riforma pensioni, ha sempre detto che debba essere finanziariamente sostenibile.

Cosa succede alle pensioni se salta Draghi

Inutile dire che gli spazi di manovra risultano stretti, anche se il governo dovesse rimanere in carica fino alla fine della legislatura.

Anche con un nuovo mandato parlamentare. Una cosa appare, però, certa: in caso di elezioni anticipate tutto slitterebbe in là nel tempo e il ritorno alla Fornero diventerebbe un fatto certo.

Il pressing della Lega sul governo, anche senza i 5 Stelle, non cambierebbe lo scenario. Il nodo pensioni è duro da sciogliere e introdurre Quota 41, come vorrebbe il Carroccio, è impensabile visti i costi da sostenere.

Più probabile che sia la proposta del presidente dell’Inps Pasquale Tridico ad essere presa in seria considerazione. Cioè un pensione in due tranches, con uscita a 63 anni e almeno 20 di contributi per la sola parte contributiva maturata. A cui si aggiungerebbe la restante fetta retributiva della pensione al raggiungimento dei 67 anni di età. In questo caso la spesa sarebbe di 500 milioni nel 2023,  salirebbe a 1,5 miliardi nel 2024 per terminare a 2,5 miliardi nel 2029.

Opzione Donna in bilico

Ma se dovesse cadere Draghi, in forse ci sarebbero anche le deroghe pensioni alla Fornero. E cioè Ape Sociale, Quota 102 e Opzione Donna. La prima molto probabilmente sarebbe confermata al 2023, magari con allargamento a qualche categoria di lavoratori usuranti in più.

Quota 102, introdotta quest’anno giusto per evitare lo scalone per la fine di Quota 100, terminerà la sua corsa a fine dicembre. Mentre fortemente a rischio ci sarebbe Opzione Donna, invisa ai tecnocrati di Bruxelles.

Benché non costi molto per lo Stato, non piace l’uscita a 58-59 anni di età.

In Europa si va in pensione mediamente a 64 e 4 mesi, quindi sei anni dopo rispetto al meccanismo di Opzione Donna. Ovviamente la tenuta del governo sarebbe importante per prorogare anche questa deroga al 2023. Diversamente, il rischio che dal prossimo anno non ci sarà più aumenterebbe.