“Se vorrai che tuo figlio cammini onorevolmente attraverso il mondo, non devi sgombrare il suo cammino dalle pietre, ma insegnarli a camminare stabilmente sopra di esse. Non insistere a guidarlo prendendolo per mano, ma permettigli di imparare ad andare da solo“, affermava Anne Brontë. Più facile a dirsi che a farsi. Ogni genitore, d’altronde, vorrebbe proteggere i propri figli per tutta la loro vita.

Anche loro, però, crescono, devono compiere le proprie scelte e seguire la propria strada. Diverse le tappe che caratterizzano questo percorso, come ad esempio trovare un lavoro.

Un momento importantissimo nella vita di ogni persona, che finisce per incidere anche sulle abitudini di tutta la famiglia. Ma se un figlio lavora può continuare a restare a carico dei genitori oppure no? Ecco come funziona.

Se il figlio lavora può restare nello stato di famiglia a carico dei genitori?

Ogni nucleo famigliare è composto dalle persone, legate da vincoli affettivi o di parentela, che vivono nella stessa abitazione e che condividono le risorse economiche. In base al numero di componenti del nucleo famigliare si potranno pagare più o meno tasse. In linea generale meno sono i membri presenti in famiglia, più basse saranno le tasse da pagare. Ma se il figlio lavora e vive ancora a casa dei genitori viene considerato figlio a carico e il nucleo famigliare beneficiare di bonus e agevolazioni?

Ebbene, come si evince dalle istruzioni per la compilazione del modello 730 del 2022:

“Sono considerati familiari fiscalmente a carico i membri della famiglia che nel 2021 hanno posseduto un reddito complessivo uguale o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Sono considerati fiscalmente a carico i figli di età non superiore a 24 anni che nel 2021 hanno posseduto un reddito complessivo uguale o inferiore a 4.000 euro, al lordo degli oneri deducibili”.

Soltanto nel caso in cui si rispettino i limiti poc’anzi citati, quindi, si viene considerati figli a carico dei genitori.

Quando scattano i controlli del Fisco: rischio multe

Se il figlio lavora e continua a vivere a casa dei genitori possono scattare, in determinati casi, i controlli del Fisco. Grazie al Redditometro l’Agenzia delle Entrate controlla se vi sono delle incongruenze consistenti tra le entrate e le uscite, rispetto ai redditi dichiarati. In questo modo è possibile verificare eventuali casi di evasione fiscale. In particolare se si registra una differenza pari almeno al 20%, l’Agenzia delle Entrate si mobilita per effettuare dei controlli ad hoc.

A finire sotto la lente di ingrandimento sono ad esempio consumi come cibi e bevande, ma anche investimenti, servizi per la casa, risparmi e trasporti. Tali controlli vengono svolti anche, e sopratutto, se in casa vi sono dei figli che lavorano e che possono utilizzare il proprio reddito per sostenere le spese famigliari. Spetterà ai soggetti coinvolti dimostrare la provenienza legale dei soldi. In caso contrario si incorrerà in pesanti multe e sanzioni.