Andare in pensione con Quota 103 è sempre un rebus. Principalmente per il fatto che esistono ancora molte vie d’uscita, raggiunto un certo numero di anni di contributi. Ma soprattutto per via del fatto che non si sa bene a quanto ammonta l’importo della rendita e soprattutto quando arriva.

Le pensioni anticipate prevedono tutte delle finestre che nel pubblico impiego sono notoriamente più lunghe che per il settore privato. E questo vale anche per i docenti della scuola che dovranno attendere 6 mesi dalla maturazione dei requisiti prima di prendere la pensione.

Quota 103 per insegnati, quando conviene e quando no

Quota 103, valida solo fino al 31 dicembre 2023, quindi, deve essere attentamente valutata dal personale scolastico in relazione alla data di cessazione dal servizio. Come detto, il pagamento della pensione scatta solo dopo 6 mesi dalla maturazione dei requisiti.

La deroga – lo ricordiamo – prevede che i requisiti (62 anni di età e 41 di contributi) siano raggiunti entro il 31 dicembre 2023. E per chi li centra nei primi mesi dell’anno o li ha già centrati, potrebbe valere la pena uscire dalla scuola il 1 settembre. Ma per chi li raggiunge in scadenza d’anno Quota 103 non conviene.

Cerchiamo di spiegare meglio il concetto. Un insegnante che raggiunge entro marzo i requisiti previsti per Quota 103 lascerà la scuola il 31 agosto e dal 1 settembre 2023 inizierà a percepire la pensione anticipata. Viceversa, lo stesso dipendente che raggiunge i requisiti a ottobre, ad esempio, lascerà sempre il servizio il 31 agosto, ma fino ad aprile 2024 non percepirebbe nulla dall’Inps.

Si tratta di 6 mesi di attesa durante i quali si resta senza stipendio né pensione. Quindi, in questi casi, Quota 103 non è la soluzione ideale per coloro che fanno affidamento su questo tipo di uscita. Più che altro perché si è obbligati a lasciare il servizio a fine agosto (a meno che i requisiti non vengano soddisfatti e si chieda di rimanere al lavoro).

In alcuni casi è meglio aspettare

A prescindere da questo semplice calcolo, bisogna considerare anche quali sono le prospettive che un insegnante ha all’orizzonte. Ovvero, domandarsi quanto realmente convenga uscire con 41 anni di contribuzione o attendere ancora 1-2 anni e 10 mesi per la pensione anticipata prevista dalle regole Fornero.

Posto che la finestra di uscita non cambia e i tempi di attesa saranno comunque di 6 mesi, vale la pena ricordare che Quota 103 è conveniente solo per i nati nel 1961 e che maturano entro quest’anno l’anzianità contributiva di 41 anni. Per chi avesse più di 41 anni converrebbe attendere ancora un pochino. Più che altro per avere una pensione più alta e senza il vincolo di importo (fino a 5 volte il trattamento minimo). Per le donne sarebbe un traguardo più vicino rispetto agli uomini che devono lavorare 12 mesi in più.

In ogni caso, il problema da tenere presente resta sempre la finestra di uscita che per i docenti – lo ricordiamo – è di 6 mesi durante i quali non si percepisce alcun reddito se il servizio è già terminato. Pertanto la domanda di pensione con Quota 103 va valutata attentamente.