Abbiamo già visto in precedenza che è difficile trovare qualcuno che accetti la cessione del credito ora che le banche non danno più soldi, tuttavia imprese e professionisti che gravitano intorno al sistema superbonus e altri bonus edilizi, sperano in qualche cambiamento normativo che sblocchi la cessione del credito. La questione è a dir poco allarmante. Infatti, se le imprese non hanno modo di liberarsi dei crediti che hanno nel proprio portafoglio per i lavori già effettuati con applicazione dello sconto in fattura, con il 110 il contribuente non ha pagato nulla o quasi, non possono prendere in carico nuovi lavori.

Inoltre, la mancanza di liquidità non permette loro di affrontare le primarie necessità di cassa. Dunque, tutto il sistema edilizio è al collasso. Le novità introdotte con il dL 176/2022 non bastano. Viene si data la possibilità ai cessionari dei crediti 110, imprese, banche o altri soggetti, anche privati, di utilizzare il credito in compensazione in F24 in 10 quote annuali, anziché 5 (4 per le spese dal 2022 in aventi), ma questo poco cambia sulla possibilità di liberarsi dei crediti. Considerando anche lo smantellamento del 110.

Detto ciò, possibili novità potrebbero arrivare in fase di conversione in legge del decreto Aiuti-quater. I cambiamenti potrebbero riguardare il numero di cessioni ammesso per legge.

La cessione del credito. Le regole attuali

La cessione del credito è regolata dall’art.121 del DL 34/2020.

A oggi, la cessione dei crediti, anche 110, avviene sulla base delle seguenti regole:

  • la prima cessione, anche da sconto in fattura, può essere effettuata nei confronti di qualsiasi soggetto anche privato e senza alcuna connessione rispetto ai lavori superbonus o altri bonus edilizi;
  • la 2° e la 3° solo nei confronti di banche, altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia (articolo 106 e articolo 64, Dlgs n. 385/1993) o imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia (soggetti qualificati).

Le banche e le società appartenenti ad un gruppo bancario possono cedere il credito direttamente ai correntisti non consumatori finali (ok per imprese e professionisti), senza la necessità che sia previamente esaurito il numero di cessioni a favore dei soggetti “qualificati”.

Dunque, appena sono in possesso del credito. Le imprese potrebbero avere molta convenienza ad acquistare il credito.

I correntisti che rilevano il credito non possono procedere ad ulteriori cessioni. Nei fatti, il numero di cessioni ammesse è pari a 4.

Cosa potrebbe cambiare nel breve? La speranza nel decreto Aiuti-quater

In fase di conversione in legge del decreto Aiuti-quater, è stato proposto un emendamento con il quale, si intende portare il numero di cessione tra soggetti qualificati (vedi pr. precedente) da 2 a 3. In tal modo, la prima cessione rimarrà libera. Successivamente saranno ammessi altre tre cessioni. La banca una volta che viene in possesso del credito, se con la prima o le altre cessioni poco importa, potrà trasferirlo in favore del proprio correntista, impresa o professionista. Rimarrebbe in essere il divieto per il correntista di cedere il credito ulteriormente.

Sicuramente una buona notizia per le imprese però, poco inciderebbe sullo sblocco dei crediti ora che le banche sembrano proprio disinteressate ad acquisire nuove pratiche; sicuramente le ultime sentenze della Cassazione hanno inciso molto su questa situazione di stallo dello sblocco cessioni.