Qualche sito più i meno autorevole ha già commentato in negativo la piega che sta prendendo la sanatoria delle cartelle esattoriali che il governo sta programmando. Una mini sanatoria per qualcuno, ma che invece sembra davvero una valida misura a sostegno delle famiglie indebitate o delle imprese altrettanto cariche di tasse non pagate.  Certo, non si può dire che la misura sia esente da limiti. Soprattutto perché ci sono debiti non sanabili e cartelle che non verranno cancellate anche se di importo inferiore 1.000 euro.

Ed altre cartelle ed altri debiti resteranno a carico del contribuente, e non godranno di agevolazioni e rateizzazioni. Ma se anche una parte di questi debiti venisse cancellata, perché parlare di mini sanatoria? Troppe argomentazioni e una narrazione spesso distorta portano a un senso di generale confusione in molti contribuenti.

“Salve, vorrei proporvi una domanda che riguarda la sanatoria delle cartelle di cui tanto si parla adesso. Ho letto che non sarà una sanatoria profonda come invece sembrava dovesse essere. Pare che molti debiti verranno esclusi dalla sanatoria. Io che ne ho di vari e di varie nature, non riesco a capire ciò che potrò sfruttare. Voi avete una guida che può aiutarmi?”

Passare a verificare quali e quante cartelle ci sono a proprio carico è il primo passo

La via più semplice che un contribuente può utilizzare per capire quali sono i debiti e le cartelle che potrà sanare adesso, resta quella della verifica della situazione debitoria sul sito ufficiale di Agenzia delle Entrate Riscossione. Sfruttando i canali telematici a disposizione, il contribuente medio può riuscire a capire davvero cosa può e deve fare. Bisogna accedere all’area riservata del singolo contribuente. Naturalmente autenticandosi con le credenziali di accesso ai servizi digitali del concessionario della riscossione. Servono quelle personali, perché non c’è altra via per poter verificare il tutto.
Inutile pensare a deleghe a terze persone (se non sono professionisti autorizzati quali commercialisti e CAF), perché per ovvie ragioni di privacy, ognuno può visionare solo i propri debiti. Per farlo gli strumenti sono sempre gli stessi. Infatti occorrono, in alternativa tra loro, lo SPID, la CIE o la CNS. La situazione debitoria riporta tutti i debiti che un contribuente ha con il concessionario alla riscossione. Sempre nell’area riservata, c’è la possibilità di verificare quali tra le cartelle che il diretto interessato ha con l’Agenzia delle Entrate Riscossione,  rientrano nelle sanatorie e specificatamente, in quale sanatoria.

Più sanatorie disponibili in base ai debiti, alla data dei debiti e al loro importo

In quali sanatorie rientra uno specifico debito o una altrettanto specifica cartella? una domanda lecita se si parla di verificare in quale misura rientra un determinato debito. Si, perché li provvedimento del governo si divide in due parti. Una riguarda i debiti sotto i 1.000 euro di importo, cioè cartelle di importo piuttosto basso. Ci sono balzelli e balzelli, cioè cartelle che riguardano sostanzialmente debiti che per importo unitario sono di cifre non elevatissime. L’altra riguarda i debiti più alti e quindi tasse e imposte spesso di importo superiore a 1.000 euro. Da un lato la cancellazione d’ufficio  delle cartelle diventate ruolo entro il 2015 e fino a 1.000 euro di importo. Dall’altro lo sconto del 50% del cartelle più alte, con cancellazione di interessi e sanzioni e inserimento di un nuova sanzione una tantum del 5%. Debiti ricalcolati e scontati quindi. Ma come detto, limitati all’anno 2015.

Cartelle che non finiscono nella sanatoria

Non potranno essere risolti e azzerati i debiti relativi alle cartelle più giovani del 2015. Infatti proprio l’anno 2015 è quello che sarà preso come limite sia per le cartelle inferiori a 1000 euro da cancellare che per quelle di importo superiore a quella cifra.
Niente definizione agevolata dei debiti quindi. Non potranno godere della sanatoria i contribuenti che hanno debiti più recenti del 2015. Ma su questo c’è da fare una precisazione. Una cosa è parlare di debito e quindi di tassa evasa o multa non pagata. Un’altra è parlare di cartelle. Per esempio, una omissione contributiva del 2014, potrebbe sembrare idonea alla definizione agevolata. Essendo del 2014 un contribuente può credere che sia dentro il termine del 2015. Ma probabilmente questo balzello non pagato è divenuto cartella esattoriale tra 2016 e 2017. Significa che pur essendo un debito maturato per l’annualità fiscale 2014, questo debito non finirà nelle sanatorie. E il contribuente si troverà questo debito nella posizione debitoria complessiva, ma non in quella agevolabile. In genere le cartelle che possono essere sanate sono quelle che aveva già in carico Equitalia. Infatti nel 2015 non si era ancora materializzato il trasferimento della riscossione da Equitalia ad Agenzia delle Entrate Riscossione.

Come fare se un contribuente vuole cancellare tutta la situazione a debito a suo carico

Per le situazioni più complesse le vie di definizione della condizione debitoria complessiva è una sola. Anche se si tratta della situazione complessiva con la sola Agenzia delle Entrate Riscossione. Il contribuente per il tramite della sua area riservata sul sito istituzionale del concessionario, potrà operare contemporaneamente con tre soluzioni. La prima è senza nessun adempimento a suo carico. Le cartelle esattoriali inferiori a 1.000 euro infatti saranno cancellate d’ufficio. Per quelle più alte invece occorre aderire alla nuova definizione agevolata, che è ancora una ipotesi ma dovrebbe abbattere del 50% il debito che andrà pagato a rate e probabilmente fino a 10 anni. Le cartelle più basse di 1.000 euro ma più “nuove” del 2015, dovranno essere saldate, magari sfruttando la rateizzazione ordinaria, che il concessionario alla riscossione sempre offre a prescindere da sanatorie e condoni. Dentro questa possibilità anche le cartelle di importo più elevato dal 2016 in poi. Per gli altri eventuali debiti non ancora in mano ad Agenzia delle Entrate Riscossione, le vie sono quelle di pagare, anche in questo caso a rate, ma risolvendo il debito con l’Ente che lo ha ancora in carico anche se evaso.
Parliamo della Regione per quanto riguarda il bollo auto per esempio. Oppure della Prefettura per un assegno scoperto, dell’Agenzia delle Entrate per il Canone Rai o del Comune per IMU e TARI.