La manovra finanziaria è ancora un cantiere aperto, ma in maggioranza si apre un nuovo fronte sulla prossima legge di bilancio: Lega e M5S, dietro le quinte, stanno discutendo animosamente sul salario minimo e sulla riduzione del cuneo fiscale, senza venirne a una.

Lo scrive il Messaggero spiegando che così si ripete il copione di proposte divergenti, già registrato sui risparmi del reddito di cittadinanza e quota 100, i tagli all’Irpef e la rimodulazione di Imu e Tasi. Sull’asse Luigi Di Maio-Pasquale Tridico si sta materializzando lo scambio destinato alle aziende tra introduzione della paga base e riduzione del costo del lavoro.

Uno scambio che le imprese considerano al ribasso e sul quale anche i sindacati nutrono dubbi. Ma i maggiori timori li nutre proprio il sistema industriale, che potrebbe pagare 7 miliardi di euro in più per i salari, portando a casa sulla voce del cuneo fiscale una riduzione di 5 miliardi. Senza dimenticare che questa ipotesi non piace al Carroccio che, su questo, ha progetti diversi.

Salario minimo e cuneo fiscale

Sul salario minimo che il M5S vorrebbe portare a 9 euro lordi l’ora, la Lega spinge per un accordo che porti la soglia minima a 8 euro l’ora e che sia applicata solo ai lavoratori fuori dal Ccnl. Non solo. Il Carroccio vuole garantire alle imprese un taglio del cuneo fiscale più consistente. Quanto al costo del lavoro, al momento, Di Maio guarderebbe ad una decontribuzione concentrata solo sui lavoratori a tempo indeterminato. Stando ai suoi calcoli, in questo modo le aziende risparmieranno 5 miliardi nel 2019. Il Carroccio ritiene che questo taglio siamo “poca cosa” e vorrebbe impegnare almeno il doppio. In quest’ottica la Lega guarda alla riduzione della parte fiscale del costo del lavoro, anche sui redditi di oltre 55.000 euro. Così si valuta di trasformare gli 80 euro del bonus Renzi da una prestazione assistenziale ad una detrazione fiscale di 100 euro, legata al cuneo.