La riforma delle pensioni per superare la Fornero, adesso diventa obiettivo di legislatura. Sembrava una priorità immediata del nuovo esecutivo, fin dalla campagna elettorale che ha portato al Governo il Centrodestra e Giorgia Meloni. Il Governo, però, si è scontrato con la realtà dei fatti. Quella realtà che porta qualsiasi ipotesi di ammorbidimento del sistema pensionistico italiano a scontrarsi con i conti pubblici. Con la crisi dell’INPS e con i dettami di Bruxelles. Anche perché dalla UE l’Italia riceve i soldi del Recovery Plan e il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) usa proprio i fondi europei.

Tradotto in termini pratici, bisogna rispettare i diktat di Bruxelles. Mettere mano alle pensioni consentendo, come molti vogliono, uscite anticipate dal mondo del lavoro, non è la cosa più facile da fare.

Scenari odierni richiamano alla riforma Fornero

E si parla già, in ottica nuova Legge di Bilancio, di nuove misure pensionistiche in arrivo che poi di nuovo non hanno nulla. Infatti le previsioni sul pacchetto pensioni della Legge di Bilancio cui il Governo a ottobre sarà chiamato a effettuare, parlano di poche novità e trattano più di proroghe che di novità vere e proprie. A tal punto che si parla con insistenza di un ritorno pieno alla Legge Fornero. Ma cosa significa questo collegamento con una legge che a dire il vero è ancora oggi attiva e pienamente in vigore?

“Buonasera, mi chiama Pamela e vorrei sapere cosa dovrebbe accadere nel 2024 per le pensioni. Compio proprio l’anno venturo i miei 67 anni di età. Ed ho paura che qualcosa vada storto sul mio progetto di pensionamento. Non ho contributi prima del 1996 e non vorrei che la storia del ritorno della legge Fornero significhi rimandare la pensione per un qualsiasi motivo. Mi delucidate tutto per farmi stare più tranquilla, se si può dire così?”

Cosa si intende per le pensioni con legge Fornero

La legge Fornero o riforma Fornero è il nome con cui si indica l’ultima vera riforma delle pensioni a memoria d’uomo.

Fu il Governo Monti, che allora aveva nella Professoressa Elsa Fornero il Ministro del Lavoro, a riformare il sistema previdenziale che era ancorato alla precedente riforma Dini. Della riforma delle pensioni Fornero, approvata nel 2011 dal governo Monti, si ricorda l’introduzione di requisiti più severi per accedere al pensionamento. Innanzi tutto per via dell’adeguamento imposto all’aspettativa di vita della popolazione.

Salvaguardie e misure tampone per le pensioni Fornero

Negli anni successivi alla riforma, molti interventi legislativi hanno solo prodotto misure tampone e strumenti di uscita temporanei. A memoria, prima le tante salvaguardie esodati, poi l’Ape sociale, la quota 41 precoci, opzione donna ed infine le ultime quota 100, quota 102 e quota 103. Misure il più delle volte temporanee, soggette a proroghe annuali (Ape e opzione donna) o scadute e cessate già definitivamente (quota 100 e quota 102). Per il resto, uscire dal lavoro oggi lo si può fare con le classiche misure e con i soliti requisiti. Che saranno validi anche l’anno venturo senza grandi novità da aspettarsi nella manovra di fine anno.

Le pensioni 2024 allo stato attuale delle cose

Nel 2024 si potrà ancora sfruttare la pensione di vecchiaia ordinaria. Prestazione e trattamento che si ottiene con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. La pensione di vecchiaia contributiva invece si ottiene con il solo metodo contributivo, che tiene conto solo dei contributi versati e non dell’età, se si hanno almeno 5 anni di contributi versati e 71 anni di età. L’alternativa alla vecchiaia si chiama pensione anticipata ordinaria. Questa prestazione si ottiene senza limiti di età, ma con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi accreditati per le donne.

Contributivi puri e come si va in pensione

Esiste anche la pensione anticipata contributiva. In questo caso però occorre arrivare a 64 anni di età. La pensione anticipata ordinaria (ex pensione di anzianità fino all’avvento della legge Fornero si centra con 64 anni di età e almeno 20 anni di contributi, se la pensione è superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Infine, ordinarie sono la quota 41 precoci, per caregiver, invalidi, disoccupati o lavori gravosi, con 41 anni di contributi, nessun limite anagrafico e un anno di versamenti prima dei 19 anni di età. E anche la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile all’80%, con 20 anni di contributi e 61 anni di età per uomini e 56 per le donne.

Le previsioni per il 2024

A quelle che possono essere considerate misure ordinarie, ecco che si aggiungono le ipotetiche proroghe delle misure che scadranno a fine 2023. La quota 103 che consente il pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Opzione Donna che consente l’uscita a 58, 59 o 60 anni in base alla categoria di appartenenza e ai figli acuti. E poi l’Ape sociale, che per caregiver, invalidi, disoccupati e gravosi fa uscire dal lavoro a 63 anni con 30, 32 o 36 anni di contribuzione previdenziale versata. Se queste misure non verranno prorogate o sostituite da una nuova riforma delle pensioni, dal 2024 si tornerà alla Legge Fornero in versione integrale. Con le misure prima citate e senza queste deroghe. Questo significa che molti lavoratori dovranno aspettare più a lungo per andare in pensione non godendo di scivoli e alternative.