Nell’ambito della riforma pensioni, acquista sempre più importanza il trattamento che sarà riservato a giovani e lavoratrici (Opzione Donna). Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha sempre considerato di primaria importanza questi due aspetti.

In particolare, Opzione Donna dovrebbe diventare strutturale dal prossimo anno. Le lavoratrici, come noto, sono chiamate spesso a sostenere un doppio lavoro. Quello ordinario e quello familiare non riconosciuto a tutti gli effetti.

Opzione Donna, tre pilastri da considerare nella riforma 2023

Così la pensione con Opzione Donna non dovrebbe essere toccata dalla riforma.

Anzi, ci si augura che il rinnovo avvenga con cadenza pluriennale o addirittura sia definitivo. Come sostiene Orietta Armiliato, fondatrice del Gruppo facebook “Comitato Opzione Donna Social“ che punta su tre aspetti importanti per la riforma:

  • Riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura domestico ordinario.
  • Riconoscimento della possibilità di cumulare i contributi versati nelle diverse casse previdenziali per accedere all’istituto dell’Opzione Donna.
  • Inserimento permanente nel nostro ordinamento previdenziale della pensione anticipata.

Il Ministro del Lavoro Orlando, come detto, propone di renderla definitiva o quantomeno di rinnovarla con cadenza pluriennale. Non è però chiaro se l’età pensionabile resterà 58 anni (59 per le lavoratrici autonome). Le intenzioni del governo sono quelle di eliminare tutte le pensioni al di sotto dei 60 anni.

Il sistema di calcolo

Ma c’è un’altra ragione che fa propendere per rendere strutturale Opzione Donna. Ed è quella strettamente legata al sistema di calcolo interamente contributivo della pensione. Fra una decina di anni non sarà più necessario migrare i contributi versati dal sistema retributivo a quello contributivo per ottenere l’accesso alla pensione.

Con la fine del sistema misto, l’istituto rientrerà negli ordinari sistema di liquidazione delle pensioni col calcolo contributivo valido per tutti. Quindi sarà una pensione come tutte le altre.

Pertanto l’attuale migrazione dei contributi delle lavoratrici dal sistema retributivo (ante 1996) a quello contributivo non troverà più ragione di essere e non ci sarà più penalizzazione.

Già oggi chi va in pensione con Opzione Donna ha un anno di contributi in meno da migrare rispetto a chi ci è andato lo scorso anno.