In questi giorni si sta tanto parlando del reddito di cittadinanza e delle possibili modifiche che il nuovo esecutivo a guida Mario Draghi ne vorrebbe apportare.

Come sappiamo, la maggioranza di governo è ampia e i partiti politici che la compongono hanno spesso idee differenti, soprattutto in merito a temi caldi come il reddito di cittadinanza.

Nella Legge di Bilancio, il governo starebbe per apportare alcune modifiche al reddito di cittadinanza, che andranno in senso restrittivo, a cominciare dai controlli che, già dal prossimo anno, dovrebbero essere effettuati in fase di richiesta del sussidio (e non più ex post).

Oltre a questo, dovrebbe essere introdotta una nuova regola che prevede delle decurtazioni per ogni proposta di lavoro rifiutata.

Reddito di cittadinanza, decurtare per ogni offerta di lavoro rifiutata

Come già detto in apertura, il governo starebbe pensando ad alcune modifiche da apportare all’istituto del reddito di cittadinanza che andranno in senso restrittivo.

Prima di tutto, diciamo che la misura dovrebbe costare un po’ meno. Si parla di un risparmio di 700 milioni di euro rispetto agli 1,5 miliardi stanziati nel 2022. Le proposte di modifica sono due:

  1. l’introduzione di un meccanismo di decurtazioni a partire dalla seconda offerta di lavoro rifiutata da parte dei beneficiari occupabili;
  2. controlli preventivi sulle richieste di accesso al sussidio, che saranno effettuati incrociando le banche dati della pubblica amministrazione.

Attualmente, si perde il diritto al sussidio solamente se si rifiutano 3 offerte di lavoro. Purtroppo, secondo quanto è stato dichiarato di recente dall’Inps, questo non accade quasi mai per almeno due ragioni: Innanzitutto, perché spesso le offerte non vengono notificate secondo la legge; in secondo luogo, difficilmente si riesce ad offrire tre proposte di lavoro allo stesso soggetto.

Infine, in fase di domanda, sarà necessario allegare un certificato di residenza recente e firmare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.

 

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