Si continua a discutere di Quota 41 per evitare il ritorno alle regole Fornero per tutti dal prossimo anno. In assenza di interventi, infatti, la fine di Quota 102 fra poco più di un mese non lascerà più vie d’uscita anticipata ai lavoratori.

Ma estendere Quota 41 a tutti i lavoratori, come già avviene per i precoci, non sarebbe la soluzione giusta. Costerebbe troppo alle casse dello Stato e non aiuterebbe a risolvere il problema dell’occupazione giovanile e il ricambio generazionale sul lavoro.

Il rischio è quello di fare l’ennesimo pasticcio previdenziale.

L’Inps boccia apertamente Quota 41

Quota 41, cioè la pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età – come insiste la Lega – è una strada sbagliata. A ribadirlo senza mezzi termini è niente meno che il presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Quindi uno dei pesi massimi della previdenza italiana.

Le quote rigide – sostiene Tridico – non aiutano nella direzione della flessibilità di cui il sistema pensionistico avrebbe bisogno. Bisognerebbe pensare ad una combinazione e ad un flessibilità che possa favorire carriere instabili, lavoratori fragili”.

Quota 41, al posto di Quota 102, è quindi l’antitesi della riforma di cui ha bisogno l’Italia in questo momento. C’è bisogno di una riforma equa e di un sistema pensionistico giusto. Negli, invece, si sono accavallate riforme che sono sempre nella direzione opposta generando un sistema completamente sballato e costellato da ingiustizie.

Al punto che oggi le riforma previdenziali sono diventate un correttivo degli errori del passato. Causando, non solo danni all’occupazione giovanile, ma anche scompensi economici e finanziari difficili da raddrizzare. Come Quota 100, ad esempio.

A bocciare Quota 41 non è solo l’Inps, ma anche la Corte dei Conti e la Banca d’Italia. Per non parlare della stessa Fornero che fa notare come andare in pensione con 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età non produrrebbe particolari vantaggi sociali.

Già oggi si può uscire dal lavoro 1-2 anni e 10 mesi più tardi.

Serve riforma pensioni flessibile

Basta con le rigidità, dice Tridico. Quota 102 quest’anno non ha risolto nulla mandando in pensione poche migliaia di lavoratori e senza creare posti di lavoro. Sostituire Quota 102 con Quota 41, produrrebbe gli stessi sterili effetti.

Serve maggiore flessibilità in uscita, a cominciare da chi fatica di più. Quindi estendere Ape Sociale a più lavoratori gravosi. Ma anche concedere la possibilità di andare in pensione in anticipo introducendo dei disincentivi e anticipando il sistema di calcolo contributivo.

Meglio – come dice Tridico – estendere Opzione Donna anche agli uomini. Sarebbe sicuramente più equo e giusto di Quota 41, visto che finora di questa possibilità ne hanno usufruito solo le lavoratrici. Questa sì che sarebbe una riforma sostenibile finanziariamente e che potrebbe portare alla creazione di posti di lavoro fra i giovani.