Non si può negare che ultimi anni non sono stati di certo dei migliori. Il Covid prima e l’aumento dei prezzi poi, infatti, hanno portato a dover fare i conti con delle ripercussioni che ancora oggi hanno un peso non indifferente sulle nostre tasche. Se tutto questo non bastasse di recente Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni, con gli italiani che sono pronti ad eleggere il nuovo esecutivo.

Il prossimo 25 settembre, in effetti, avranno luogo le elezioni politiche, con i vari partiti che sono al lavoro per illustrare i propri programmi elettorali.

Tra i temi più discussi, indubbiamente, quello inerente la riforma delle pensioni con molti che si chiedono cosa cambierà in seguito alle tanto attese elezioni.

Riforma pensioni: cosa succede dopo le elezioni del 25 settembre

Abbiamo già avuto modo di vedere come siano in molti a chiedersi se il Superbonus 110% verrà cancellato anche se il Movimento 5 Stelle vince le elezioni. Proprio i bonus edilizi, in effetti, si rivelano essere tra i temi al centro dell’attenzione dei vari programmi politici.

Ma non solo, tra gli argomenti al centro dell’attenzione non si può non citare la tanto attesa riforma delle pensioni. I vari partiti sono infatti al lavoro per mettere appunto dei programmi ad hoc al fine di convince gli elettori ad esprimere la preferenza a loro favore.

Ma cosa cambierà in seguito alle prossime elezioni politiche del 25 settembre? Ecco di seguito una panoramica dei programmi elettorali in merito dei vari partiti.

Pensione, i programmi elettorali dei partiti

Entrando nei dettagli, nell’ambito della riforma delle pensioni, sono questi le proposte di alcuni partiti in vista delle prossime elezioni. Ovvero:

  • Movimento 5 Stelle. Alla base della proposta del Movimento 5 Stelle la volontà di evitare il ritorno alla legge Fornero. Questo grazie a dei meccanismi di uscita flessibile dal mondo del lavoro e all’ampliamento delle categorie dei lavori considerati gravosi e usuranti.
  • Lega. Diverse le proposte in ballo, come ad esempio Quota 41 oppure la possibilità per le donne di accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 63 anni anziché 67 anni. Il tutto a patto di aver maturato almeno 20 anni di contributi. Ma non solo, si parla anche di una pensione di garanzia per i giovani alle prese con una carriera intermittente. In particolare si intende garantire a quest’ultimi un trattamento con importo minimo pari a mille euro. Tra le altre si annovera poi la proroga di Opzione Donna e dell’Ape Sociale.
  • Verdi e Sinistra italiana. Uscire dal mondo del lavoro all’età di 62 anni o con 41 anni di contributi, garantendo il riconoscimento anche dei periodi di disoccupazione involontaria, il lavoro di cura non retribuito e la maternità. Ma non solo, importo minimo del trattamento pensionistico non inferiore a mille euro.
  • Unione popolare. Punto numero uno abolire la legge Fornero e consentire l’uscita dal mondo del lavoro all’età di 60 anni o con 35 anni di contributi. Ma non solo, si ipotizza un tetto massimo alle pensioni alte e un aumento, anche in questo caso, dell’importo delle pensioni minime a mille euro al mese.

Il futuro del sistema pensionistico italiano

Tante e diverse, quindi, sono le proposte dei vari partiti per quanto riguarda la Riforma delle pensioni.

A tal proposito, ad esempio, abbiamo già avuto modo di parlare della proposta di Forza Italia che prevede un aumento dello stipendio, oltre che pensioni minime a mille euro.

Come già detto, comunque, si tratta solo di programmi elettorali e ancora nulla è dato per scontato. Non resta quindi che attendere le prossime elezioni e vedere quale partito guiderà il nostro Paese nel corso dei prossimi anni. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile capire quale sarà il futuro della riforma delle pensioni.