La riforma delle pensioni del Governo Draghi resta in bilico. Dopo che sulla flessibilità in uscita i Sindacati si sono opposti alle anticipate dal 2023 con il ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo. Così come è riportato in questo articolo.

Inoltre, la riforma delle pensioni del Governo Draghi resta in bilico anche a causa della guerra in Ucraina. Visto che, proprio a causa del conflitto, nel nostro Paese, è stato proclamato un nuovo stato di emergenza fino alla fine dell’anno.

Riforma delle pensioni del Governo Draghi resta in bilico, cosa cambia con la guerra in Ucraina

Di conseguenza, la riforma delle pensioni del Governo Draghi resta in bilico anche perché, considerando l’attuale contesto, non è facile per l’Esecutivo programmare nuovi incontri con i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil.

Al punto che si vocifera che la prossima convocazione, e quindi il prossimo incontro, si potrebbe tenere solo alla fine del corrente mese di marzo del 2022.

Come diretta conseguenza, a questo punto non è da escludere che nel Def di aprile sulla riforma delle pensioni dal 2023 siano presenti solo degli accenni. Visto che siamo ancora in alto mare non solo sulla flessibilità in uscita. Ma anche sulle misure di rilancio della previdenza complementare, e su quelle riguardanti le pensioni dei giovani e delle donne.

Confronto Governo-Sindacati, cosa cambia con la guerra in Ucraina

La riforma delle pensioni del Governo del premier Mario Draghi non solo resta in bilico, ma non è da escludere che possa slittare. Nel caso in cui la guerra Russia-Ucraina non dovesse sfociare presto in un cessate il fuoco duraturo. Non a caso, per la previdenza pubblica dal prossimo anno, già iniziano a circolare le voci di una possibile proroga di alcune misure di pensionamento anticipato in essere. Come per esempio la Quota 102 che, pensata per il post Quota 100, potrebbe essere prorogata per il 2023 e quindi per un altro anno.

Così come ad oggi resta incerto il futuro di Opzione Donna e dell’Ape Sociale.