Per la riforma delle pensioni, c’è potenzialmente l’alternativa per chi non riesce più a lavorare. Un’alternativa che non solo piace. Ma che eviterebbe pure il calcolo dell’assegno con il contributivo puro. Un sistema di calcolo che penalizza con assegni più bassi per i lavoratori che accedono alla pensione anticipata.

In particolare, per la riforma della pensioni questa alternativa è rappresentata da una proposta. Quella che è stata formulata da qualche mese a questa parte dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico.

Vediamo allora di cosa si tratta. E perchè questa alternativa risulta essere più vantaggiosa rispetto ad un’eventuale uscita anticipata dal lavoro a 62 anni, a partire dal 2023, attraverso il sistema di calcolo contributivo pieno.

Riforma delle pensioni, l’alternativa per chi non riesce più a lavorare che piace. E che evita il contributivo puro

Nel dettaglio, per la riforma delle pensioni con alternativa, la proposta del presidente dell’INPS prevede l’uscita dal lavoro a 64 anni per la sola parte contributiva. Per poi prendere la pensione piena a 67 anni quando si aggiungerà per la pensione pure la parte che viene calcolata con il retributivo.

Per la riforma delle pensioni con alternativa, quindi, il cosiddetto Ape contributivo proposto dal presidente dell’INPS non solo garantirebbe la flessibilità in uscita. Rispetto allo scalone della riforma Fornero. Ma garantirebbe pure di evitare le penalizzazioni del contributivo pieno.

A che punto siamo con il tavolo sulla revisione strutturale della previdenza pubblica in Italia

La riforma delle pensioni con alternativa per chi non riesce più a lavorare è quindi per il momento solo una proposta. Anche perché solo ora si entrerà nel vivo del confronto tra il Governo ed i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil. Per chi si chiede a che punto siamo sulla revisione strutturale della previdenza pubblica. Così come è riportato in questo articolo.