E’ iniziato oggi il confronto tra sindacati e governo per attuare la riforma pensioni. L’obiettivo è superare il rigidismo della legge Fornero e per i sindacati non bastano palliativi come la quota 100 che di fatto apre la possibilità di uscita anticipata solo a chi può pagarsela e dopo essere arrivato a 62 anni di età e 38 di contributi versati.

Sindacati contro Quota 100: non costa allo Stato ma ai lavoratori

Da tempo si parla di quota 100 presentandola come una soluzione onerosa per lo Stato.

USB mostra l’altro lato della medaglia: “tutti sanno che Quota 100 ha rappresentato un debole palliativo in luogo dell’abolizione della Fornero e quindi della rimessa in discussione del sistema contributivo e del meccanismo di innalzamento progressivo dell’età pensionabile che quella legge ha consolidato. Una misura pro tempore di pensionamento anticipato (dopo 38 anni di contribuzione!) che puoi utilizzare solo se te la paghi.

Le premesse quindi sono inquietanti. C’è più di un sospetto che la vera ragione del tavolo di lunedì sia trovare misure meno dispendiose (per loro!) per garantire una qualche flessibilità in uscita, guardandosi bene dall’invertire la rotta assunta in questi anni che sta portando allo smantellamento del sistema previdenziale pubblico”.

Riforma Pensioni 2020, le richieste dei sindacati al Governo

In vista di questo atteso confronto, l’Unione Sindacale di Base ha fissato alcuni punti base da cui partire:

  • consapevolezza che ogni anno le pensioni generano un gettito fiscale di 56 miliardi: perché non utilizzarne una parte per rendere il sistema più equo?
  • 62 anni sono una soglia sufficiente per la pensione, favorendo al contempo un turn over generazionale;
  • il sistema contributivo non garantisce i precari, chi lavora part-time o intermittente;
  • la detassazione delle pensioni può essere uno strumento per aumentare le pensioni più basse.

L’USB conclude quindi che: “proprio l’attacco alla previdenza è stato uno dei fattori che ha permesso il grande aumento delle disuguaglianza sociali in Italia. Intere generazioni identificano oggi la pensione come un diritto perduto mentre l’innalzamento dell’età pensionabile frena la possibilità di accedere al lavoro per milioni di giovani. 

Possiamo restare a guardare davanti ad un nuovo probabile attacco al sistema pensionistico? O è forse arrivato il momento di costruire una grande mobilitazione generale che cancelli le tante bugie che ci raccontano e riaffermi il diritto a una pensione dignitosa?“.