La riforma pensioni resta un punto critico nei programmi elettorali dei partiti in vista delle elezioni. Dalla Lega al PD, passando per Forza Italia, tutti propongono la loro ricetta. Senza però fare i conti con le disponibilità finanziarie.

Come noto, la rivalutazione delle pensioni 2023 assorbirà molte risorse economiche e resterà poco spazio per sostenere una concreta riforma pensioni. Ci sarà qualche ritocco al sistema esistente, questi sì, ma inutile sperare di più.

La riforma pensioni secondo Calenda

Niente Quota 41 (slogan elettorale della Lega), quindi, ma nemmeno uscite anticipate a partire dai 62 anni benché con penalizzazione come vorrebbero i sindacati.

Tutto avrebbe un costo insostenibile. Tant’è che da Bruxelles sono già arrivati chiari avvertimenti per la riforma pensioni.

Cosa fare allora? Restano i ritocchi al sistema pensionistico che già esiste, quello tarato sulle regole Fornero e che dal 2023 dovrebbero tornare a pieno regime per tutti. Le forze politiche lo sanno benissimo.

In questo contesto, il leader del Terzo Polo Carlo Calenda ha recentemente dichiarato all’Ansa che quello che si può fare è agire sulla flessibilità in uscita per i lavori usuranti. Una strada di riforma pensioni già intrapresa lo scorso anno quando è stata stilata una nuova lista da parte della Commissione governativa guidata da Cesare Damiano.

L’unica via per creare un sistema più equo sarebbe quella di una ridistribuzione della spesa pensionistica prevedendo uscite anticipate per i lavori usuranti“.

Una tesi, quella di Calenda, che conferma anche le difficoltà ad attuare una vera e propria riforma pensioni e che spalanca le porte all’ennesimo rinvio a tempi migliori.

I ritocchi in arrivo per il 2023

Posto quindi che la Fornero tornerà a dominare lo scenario pensionistico dal 2023 in poi, resta da intuire cosa aspettarsi da qui al prossimo anno. Come andranno in pensione i lavoratori? Quota 102 è in scadenza, così come Opzione Donna e Ape Sociale.

Sulla eventuale riforma pensioni non si sono ancora trovate le giuste misure e il confronto con le parti sociali è a un punto morto. Il rischio è che – come sempre – si arrivi all’ultimo momento a metterci una pezza, in perfetto stile italiano aggiungendo magari altre ingiustizie a un sistema pensioni già troppo iniquo.

Nel dubbio, quindi, si farà poco o niente. Probabile che sarà prorogata Opzione Donna e Ape Sociale. E, se va bene, sarà leggermente estesa la platea dei lavoratori gravosi che potranno andare in pensione a 63 anni. Ma niente di più.