E’ ancora tutto da decidere il futuro delle pensioni in Italia. Il governo ha convocato i sindacati il prossimo 20 dicembre per fare il punto sulla manovra finanziaria 2022, ma tutto sembra ormai deciso.

Almeno per quanto riguarda la riforma delle pensioni che dovrà essere fatta nel corso del 2022. Giacché per ora è stato deciso poco o nulla a riguardo. Anche perché sul punto il premier Draghi non pare disponibile a concedere altre uscite anticipate.

I punti fermi della riforma pensioni

Di certo si sa, per ora, che per il prossimo anno saranno prorogate le formule già sperimentate di Opzione Donna e Ape Sociale con allargamento ad alcune categorie di lavoratori gravosi.

Finisce quota 100 e non sarà prorogata, ma al suo posto dovrebbe arrivare quota 102.

Quota 102 permetterebbe l’uscita anticipata dei lavoratori a 64 anni di età con 38 di contributi maturati. Il meccanismo ha però una pecca: dura solo 12 mesi e non consentirà a più di 16.800 lavoratori di andare in pensione prima del tempo.

Al momento non ci sono altre novità in tema di riforma pensioni, se non il fatto che per il settore privato saranno prorogati anche per i prossimi due anni i contratti di espansione. Per i lavoratori dipendenti sarà quindi ancora possibile fruire dell’anticipo pensionistico fino a cinque anni.

L’appuntamento del 20 dicembre

Ma cosa succederà il prossimo 20 dicembre? Probabile che si darà il via al tavolo negoziale per fare una vera e propria riforma pensioni nel 2022. Ma non è detto che si tratti dell’ennesima presa di tempo per lasciare le cose come stanno.

Il disegno della manovra di bilancio è già stato tracciato e presto sarà votato dal Parlamento. Poi a febbraio 2022 ci sarà l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Se Mario Draghi dovesse andare al Quirinale, molto probabilmente tutto il progetto di riforma pensioni naufragherà.

I dubbi sulla tenuta della maggioranza di governo senza Draghi sarebbero molti e il rischio di andare ad elezioni anticipate elevato.

In ogni caso, una nuova figura carismatica alla guida di Palazzo Chigi non si troverebbe e la legislatura tirerebbe a campare fino a scadenza naturale l’anno dopo.

Per la riforma pensioni, quindi, pare sia già tutto deciso: in buona sostanza si torna alle regole della Fornero.