Stringe i tempi il governo sulla riforma fiscale. Entro fine gennaio sarà attuato per decreto il taglio al cuneo fiscale, ma poi si passerà subito al ridimensionamento degli scaglioni e aliquote Irpef. La partita vale diversi miliardi di euro e ogni aggiustamento degli scaglioni rischia di compromettere gli equilibri di bilancio.

Il taglio del cuneo fiscale per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dovrà necessariamente essere accompagnato dalla rimodulazione delle aliquote Irpef che da cinque passerebbero a tre con un’estensione della fascia no tax area.

Lo scopo è quello di favorire i redditi più bassi che al momento rientrano in un’aliquota del 23% riformando il bonus Renzi da 80 euro concedendolo anche agli incapienti e facendolo rientrare in forme di detrazione.

Taglio Irpef, la proposta dei commercialisti

In proposito il governo ascolterà, come sempre, i sindacati, ma anche le associazioni di categoria, come i commercialisti che conoscono a fondo la materia occupandosi ogni giorno di tasse e imposte. “Estendere l’aliquota Irpef del 27% fino ai 55.000 euro di reddito“, invece di applicare l’aliquota del 38% tra i 28.000 e i 55.000 euro. E’ questa la proposta del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Maini, che aggiunge “si tratta di un intervento che avrebbe un costo di circa 9 miliardi”. “Il dibattito di queste settimane sull’Irpef è molto importante. La politica ha oggi la grande opportunità di ridisegnare finalmente le aliquote, puntando a quella complessiva riforma fiscale che il Paese attende da molto tempo. Ma si tratta di un passaggio estremamente complesso, che non può essere frettoloso. In questo senso condividiamo le posizioni di quanti nell’esecutivo ragionano in termini di riforma strutturale, avendo come stella polare la semplificazione e la riduzione del carico fiscale“.

Non c’è solo il reddito da lavoro dipendente

Sappiamo che non è facile reperire risorse – continua – abbiamo visto quanto è stato difficile trovarle per sterilizzare l’aumento dell’Iva nell’ultima legge di Bilancio, ma è a nostro avviso indubbio che una rimodulazione delle aliquote così concepita avrebbe un effetto positivo sul ciclo economico“.

Miani giudica poi favorevolmente l’ipotesi di ampliamento della platea dei beneficiari del bonus 80 euro e l’intervento sul cuneo fiscale, ma invita anche “a tener in considerazione la vasta platea del lavoro autonomo e ad evitare scelte inique“. “Per questo – commenta Miani – è importante che il Governo agisca sulle aliquote Irpef, così da estenderne il beneficio a tutte le famiglie italiane e non solo a quelle il cui reddito proviene prevalentemente da lavoro dipendente. Non è possibile dimenticare sistematicamente il mondo del lavoro autonomo“.

Le ipotesi di riforma fiscale

Pur tenendo conto della progressività dell’imposizione fiscale in base ai livelli di reddito, sono due le ipotesi di riforma che saranno discusse quest’anno dal governo in carica. Da una parte c’è quella fortemente caldeggiata dal PD e che vorrebbe la realizzazione di tre scaglioni, oltre alla no tax area, così come segue:

  • No Tax Area fino a 8.000 euro;
  • 1° scaglione Irpef: aliquota al 27,5% per redditi fino a 15.000 euro;
  • 2° scaglione Irpef: aliquota al 31,5% per redditi fino a 28.000 euro;
  • 3° scaglione Irpef: aliquota al 42/43% per redditi oltre i 28.000 euro.

Dall’altra, invece, ci sarebbe la riforma Irpef prospettata dal Movimento 5 Stelle che alzerebbe il livello della no tax area, ma preserverebbe maggiormente i redditi superiori a 100.000 euro rispetto al disegno predisposto dal PD:

  • No Tax Area fino a 10.000 euro di reddito;
  • Aliquota Irpef al 23% per i redditi tra 10.000 e 28.000 euro;
  • Aliquota Irpef al 37% per i redditi tra 28.000 e 100.000 euro;
  • Aliquota Irpef al 42% per i redditi superiori a 100.000 euro.