Intesa raggiunta fra le commissioni di Camera e Senato sulla riforma del fisco. L’accordo fra le varie forze politiche prevede in sostanza un riordino delle tasse a livello generale con l’obiettivo di arrivare a un sistema più equo e giusto.

Fra le varie proposte messe nero su bianco della riforma del fisco che sarà presentata al governo, ci sono il taglio dell’Irpef a favore del ceto medio, l’abolizione dell’Irap con tanto di semplificazione dell’Ires e la riduzione di altre imposte.

Taglio Irpef nella riforma del fisco

La misura principale della riforma del fisco è un taglio dell’Irpef per i sette milioni di contribuenti del terzo scaglione. Quelli che rientrano nel cosi detto ceto medio e cioè quelli maggiormente penalizzati dall’attuale struttura delle imposte.

Il tutto passerà attraverso una riduzione del numero delle agevolazioni fiscali che saranno impiegate per diminuire l’aliquota media effettiva Irpef. Il grosso del carico fiscale pesa infatti sul 13% dei contribuenti con redditi da 35 mila euro in su.

Costoro versano circa il 59% di tutta l’Irpef e non beneficiano, se non marginalmente, di bonus, sconti, agevolazioni, detrazioni e deduzioni. In altre parole 5,5 milioni di persone su oltre 41 milioni pagano tasse per mantenere la maggior parte dei contribuenti.

Iri e tassazione rendite finanziarie

Fra le altre novità della riforma del fisco, viene riproposta l’Iri, l’imposta sul reddito d’impresa introdotta dal centrosinistra (e cancellata dal governo giallo verde) per incentivare gli imprenditori individuali e le società di persone a reinvestire gli utili in azienda.

Rimane il regime forfettario per le partite Iva, con l’introduzione di un meccanismo per mitigare transitoriamente il salto di aliquota oltre la soglia dei 65.000 euro

Fra le ipotesi prese in esame, anche quella di un’imposta unica, che unisca “redditi da capitale” e “redditi diversi” in una sola categoria chiamata “redditi finanziari”.

Il tutto accompagnato da un abbassamento del prelievo fiscale.

Cambierà l’aliquota attuale, che non rimarrà al 26%, ma sarà rimodulata in senso progressivo. Saranno rivisti anche alcuni meccanismi come la tassazione della previdenza integrativa, per la quale si propone un regime analogo a quello di molti Paesi europei.