Il regime forfettario è uno dei regimi fiscali più vantaggiosi per chi ha partita IVA e ne ha i requisiti per starci.

Ma come si dice non è sempre tutto oro quello che luccica. Comunque, si tratta di un regime che ha i suoi punti deboli. Come, ad esempio, l’impossibilità di dedurre i costi inerenti l’attività esercitata. Inoltre, sul reddito dell’attività non si possono detrarre/dedurre nemmeno gli oneri personali (ad esempio, le spese sanitarie, gli interessi per il mutuo dell’abitazione principale).

Sul reddito dell’attività non si possono far valere nemmeno le detrazioni per familiari a carico.

Questo perché, il forfettario applica al reddito dell’attività un’imposta sostitutiva dell’IRPEF, delle addizionali e dell’IRAP. Inoltre, il suo reddito imponibile è determinato appunto, in maniera forfettaria, ossia applicando ai ricavi/compensi percepiti nel periodo d’imposta (principio di cassa) un coefficiente di redditività che varia a seconda del codice ATECO dell’attività esercitata.

La deduzione dei contributi, come funziona

Le uniche spese che il regime forfettario può dedurre dal reddito della sua attività sono i contributi previdenziali e assistenziali assolti per obblighi di legge.

Sono questi gli unici oneri che abbattono il reddito imponibile su cui calcolare l’imposta sostitutiva. Un’imposta sostitutiva che si calcola con aliquota del 15% (oppure del 5% per i primi 5 anni di attività se rispettati determinati requisiti).

Non si possono, invece, dedurre, quelli pagati in via facoltativa. Si pensi, ad esempio, ai contributi per il riscatto della laurea. Tali contributi, sono deducibili solo dal reddito soggetto ad IRPEF. Inoltre, dal reddito IRPEF si possono dedurre anche i contributi obbligatori eccedenti, ossia quelli che non trovano capienza nel reddito imponibile dell’attività.

Esempio

Contribuente forfettario che è anche lavoratore dipendente. Questi per il 2022 ha conseguito un reddito lordo di 3.100 euro ed ha contributi INPS versati per 4.000 euro.

In questo caso, i contributi possono essere dedotti dal reddito lordo fino a concorrenza dell’importo. Quindi, tutto il reddito lordo è abbattuto. La differenza tra i due importi (ossia 900 euro) non è persa ma potrà essere dedotta dallo stesso contribuente dal suo eventuale reddito complessivo ai fini IRPEF. Se non ha reddito IRPEF li perde.

Inoltre è previsto che se il soggetto è fiscalmente a carico di altri (ad esempio del genitore) questa differenza può essere dedotta da quest’ultimo nella sua dichiarazione dei redditi.

Regime forfettario, regole e elenco contributi deducibili

In conclusione, chi agisce in regime forfettario, non può dedurre dal reddito dell’attività i costi inerenti (ossia utenze, affitto, ecc.). Può, invece, dedurre solo ed esclusivamente i contributi previdenziali ed assistenziali assolti per legge.

Ci riferiamo, quindi, ad esempio, a:

  • contributi pagati all’INPS per l’iscrizione alla gestione artigiani e commercianti;
  • contributi gestione separata;
  • contributi pagati alla cassa professionale di appartenenza (cassa forense, cassa commercialisti, ecc.);
  • contributi obbligatori INAL;
  • ecc.

La deduzione è per cassa. Pertanto, nel Modello Redditi Persone Fisiche 2023 (anno d’imposta 2022) si deducono i contributi “pagati” nel 2022. L’indicazione è al quadro LM rigo LM35.

L’eventuale eccedenza dal reddito lordo si può dedurre ai fini IRPEF se il contribuente ha anche un reddito IRPEF. Non si deducono dal reddito dell’attività nemmeno i contributi facoltativi (ad esempio il riscatto della laurea). Tali contributi possono essere dedotti solo dall’eventuale reddito IRPEF.