Se l’amministratore del Gruppo RAI, Carlo Fuortes, vuole il canone RAI sui telefonini, denunciando un forte calo delle entrate per la televisione pubblica italiana, dall’altro lato ADUC (Associazione utenti e consumatori) non ci sta a tale richiesta, invitando a cercare gli evasori della tassa altrove (anche tra i partiti politici).

Fuortes, aveva definito, giorni fa, il canone RAI, come una imposta “incongrua” rispetto agli attuali impegni della televisione nazionale e rispetto anche ad altri paesi europei (dove la tassa è più alta di quella italiana).

L’amministratore, quindi, paventa l’ipotesi dell’estensione del canone RAI sui telefonini ed altri dispositivi multimediali (tablet, computer, ecc.).

Referendum canone RAI sui telefonini

Dall’ADUC la proposta di un referendum in caso di eventuale estensione della tassa rispetto al presupposto attuale, ossia il possesso del televisore.

L’associazione non si rassegnerà sul fronte del canone RAI e ciò per tre fondamentali motivi (da come si evince nel comunicato pubblicato sul proprio sito istituzionale), ossia:

  • i danni dell’informazione e intrattenimento di Stato sono sempre peggiori in una società dove la mediaticità è dominante per consapevolezza, consenso e salute mentale di ognuno
  • i danni del trust/monopolio inquinano mercato mediatico e pubblicitario (unica fonte di introiti per i concorrenti Rai)
  • il Parlamento continua ad essere insensibile alle istanze dei cittadini e quindi è tempo di aiutarlo ad essere più attento e disponibile.

A fronte di ciò, continua, l’ADUC, il cittadino in questi ultimi e prossimi mesi è e sarà aiutato coi referendum giustizia giusta, cannabis, eutanasia e caccia. A questi potrebbe, quindi, aggiungersi anche un referendum canone RAI sui telefonini.

Referendum che nel metodo (la rivoluzione della raccolta firme con lo SPID) sono diventati più accessibili, funzionali e consoni per l’aiuto degli elettori al processo legislativo.

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