Perchè votare No. Marco Travaglio, con il suo abituale stile, in un lungo video, illustra il suo punto di vista sui motivi per i quali si batte per il No, a quella che definisce la riforma Boschi-Verdini. E va ad analizzare proprio il testo della riforma, e non quello che, secondo lui, è il quesito “truffa” che andremo a votare. Il video è visibile cliccando al seguente indirizzo web: Promemoria Referendum, Marco Travaglio e le dieci pillole per non sbagliare, ve ne consigliamo la visione.

Anche questo sito ha dedicato molto spazio al Referendum del 4 dicembre, con uno speciale che potete leggere alla pagina Il referendum costituzionale del 4 dicembre: spiegati nel dettaglio i motivi del “SI” e del “NO”

I motivi per dire No

Innanzitutto per Travaglio non si capisce nulla di questa riforma costituzionale, proprio per un linguaggio non semplice, ben diverso da quello della attuale costituzione il cui scopo, 70 anni fa, fu quello di farsi comprendere da tutti, uno scopo che aveva ed ha il profumo della democrazia.

In secondo luogo perchè il futuro parlamento, con l’incrocio tra la nuova legge elettorale Italicum, e questa riforma costituzionale, verrebbe ad essere in larga parte costituito da personaggi nominati dai capi partito, cioè dalla casta politica. Avremmo in pratica 450 su 630 deputati alla Camera nominati dai capi partito, e 95 su 100 senatori , presi dai consigli regionali, anche essi espressione delle volontà dei capi partito. In pratica 545 parlamentari su 730, ovvero 3 parlamentari su 4. Questo contrariamente all’attuale costituzione che dice che chi fa le leggi deve essere eletto dal popolo sovrano.

I sindaci e i consiglieri regionali andrebbero, alcuni di loro, a fare i senatori, ovvero il doppio lavoro, togliendo tempo utile all’amministrazione delle loro città, perchè dovrebbero spostarsi a metà settimana in un’altra città, Roma, per fare un mestiere di legislatore completamente diverso da quello di amministratore per cui sono stati eletti.

In più godendo del privilegio, che questo sito ritiene ingiusto ad ogni livello, della immunità parlamentare. Immunità che non avevano da sindaci e consiglieri, e anche giustamente, visto il lunghissimo elenco di indagati e condannati in Italia, tra le file dei partiti tradizionali, per corruzione, a livello locale e regionale.

Questa riforma andrebbe ad introdurre uno squilibrio totale tra Camera e Senato, quest’ultimo, in seduta comune, avrebbe un peso pari a 100 parlamentari contro i 630 della Camera. Un secondo squilibrio sarebbe il fatto che ogni regione dovrebbe avere un sindaco senatore, tranne una, il Trentino Alto Adige, che ne avrebbe 2. Misteri della riforma, sui quali Travaglio ironizza ipotizzando che forse è per il doppio nome della regione.

Le regioni a statuto speciale, notoriamente le più sprecone, non verrebbero toccate dalla riforma, anzi ne uscirebbero persino rafforzate, perchè avrebbero diritto di veto sulle leggi che potrebbero modificare i loro statuti. Mentre le regioni ordinarie verrebbero anzi indebolite, e il loro occuparsi del benessere dei propri cittadini, difendendoli magari da opere pubbliche costose ed inutili, passerebbe in parte nelle mani del governo centrale, e dunque del primo ministro, una perdita netta di democrazia anche in ambito regionale, che apre la porta, o forse un portone, all’interesse delle lobby transnazionali.

Il Senato, che secondo quello che ci avevano promesso avrebbe dovuto essere abolito al fine di superare il bicameralismo perfetto, rimane e non è vero che farà poco, una scusa dietro alla quale si nascondono molti sostenitori del Si. Per 22 tipologie di leggi, che rimangono di natura bicamerale, il processo legislativo rimane proprio come ora. Ma per tutte le altre invece potrebbe esserci addirittura un peggioramento, altro che semplificazione: infatti il Senato,su richiesta anche solo di 1/3 dei suoi membri potrebbe decidere di richiamarle, cambiarle e votarle, per poi ripassarle per una terza votazione alla Camera: dunque 3 votazioni, mentre oggi la gran parte delle leggi richiede solo 2 votazioni, una per ramo del Parlamento.

I Sindaci poi, con tutto quello che hanno da fare, in un paese come il nostro afflitto da frequenti emergenze, possono fare un solo mestiere: occuparsi del loro territorio, basta e avanza non poco, certamente non posso andare a fare un altro mestiere a Roma.

Le leggi popolari oggi richiedono 50 mila firme. Con questa riforma, e Travaglio lo sottolinea, ci sarebbe una diminuzione della democrazia, in quanto le firme diventerebbero 150 mila, pertanto i cittadini italiani conterebbero sempre di meno.

Una riforma in realtà politica per ipotecare il futuro

C’è infine, da parte di chi scrive, la forte sensazione che questa riforma permetterà al Pd di ipotecare il Senato per almeno la prossima legislatura, probabilmente le prossime 2. Sappiamo bene quanto il Pd sia forte a livello locale, perchè partito tradizionale con una storia e dunque radici profonde nelle realtà locali e regionali. Basti dire che attualmente il Pd governa 17 regioni su 20, e le rimanenti 3 sono governate dal centro-destra.

Ebbene questa riforma sembra fatta apposta per escludere sostanzialmente dal Senato il M5S, dando invece al Pd la quasi metà dei Senatori. Appare quindi probabile che il Pd, d’accordo con il centro-destra, entrambi schieramenti tradizionali avversati dal M5S, abbia fatto una riforma che gli permetterebbe di dominare il Senato anche in caso di perdita delle elezioni nazionali. In pratica si sarebbero creati una via di controllo dell’intero Parlamento, anche in virtù di quanto detto prima circa il fatto che il Senato può rivotare le leggi e rimandarle modificate alla Camera. Con un Senato a netta maggioranza Pd, ed un ipotetico prossimo governo targato M5S, si avrebbe una sostanziale paralisi delle leggi, perchè il Senato in mano al Pd rimanderebbe indietro tutte le leggi che potrà, rallentando di molto l’iter legislativo: in pratica la possibilità di fare ostruzionismo, con questa riforma, diventa una certezza.

E lo sarebbe per almeno la prossima legislatura, in quanto difficilmente assisteremo a livello locale, dove come si è detto il Pd è molto forte, ad un cambio dello scenario politico. Un movimento nuovo come il M5S ha bisogno di tempo per affermarsi a livello locale, e si parla di decenni, e non di anni.

Una riforma costituzionale che pone davanti agli occhi delle persone argomenti come il risparmio dei costi, peraltro davvero esile, della semplificazione, dunque temi sacrosanti e sui quali i cittadini sono sensibili, ma la vera, profonda, natura di questa riforma sarebbe “politica” e strategica. Servirebbe ad assicurare un controllo parlamentare nelle prossime legislature di Pd e centro-destra, quest’ultimo talmente conscio della propria debolezza da volere questa riforma per avere almeno un pò di speranze di sopravvivere sino alla nascita di un leader capace di riportarlo in grado di vincere le elezioni.