Come ormai sappiamo, il neo esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha promesso di modificare il reddito di cittadina. Secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbe essere prevista una soglia d’età entro la quale non si potrà più richiedere il sussidio. Nei programmi della Meloni, infatti, c’è il superamento del reddito di cittadinanza con un altro istituto di welfare ritenuto più efficace: il reddito di solidarietà. Quest’ultimo consiste in un assegno a favore sei soggetti “fragili”: anziani senza un lavoro o nuclei familiari con la presenza di minori o disabili.

In altre parole, il contributo dovrebbe essere precluso alle persone senza un lavoro di età inferiore ai 60 anni.
Il problema del reddito di cittadinanza è che non starebbe funzionando come previsto, almeno per quel che riguarda la parte delle politiche attive. Il sussidio, secondo i suoi detrattori, non crea occupazione. Anzi, ne sarebbe addirittura un ostacolo.
Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, con una recente intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, ha contestato quest’ultima affermazione, ribadendo il fatto che il sussidio “non incentiva a stare sul divano”. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Reddito di cittadinanza, per Tridico non è un incentivo a stare sul divano

Secondo quanto si legge nell’ultimo osservatorio sul reddito di cittadinanza dell’INPS, nel mese di ottobre 2022, i nuclei beneficiari del sussidio sono stati 1,16 milioni in totale, con 2,45 milioni di persone coinvolte. L’importo medio erogato a livello nazionale è di 551 euro. Lo stesso oscilla da un minimo di 454 euro per i nuclei costituiti da una sola persona a un massimo di 736 euro per le famiglie con cinque componenti. Di certo stiamo parlando di cifre non così importanti e che, probabilmente, non riuscirebbero a scoraggiare il percettore ad accettare un lavoro meglio retribuito.
Oltre a questo, il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, recentemente intervistato dal Fatto Quotidiano, ha dichiarato che il 20% dei percettori del reddito di cittadinanza ha già un lavoro, ma viene dato loro una integrazione salariale.

Inoltre, “il profilo dei percettori nel 70% dei casi è costituito da persone con bassa istruzione, spesso difficili da allocare sul mercato, un mercato che per buona parte dell’ultimo triennio è stato bloccato da pandemia e crisi”.

Senza questo strumento, ha spiegato Tridico, “rimarrebbe solo la Caritas… Esiste la Naspi per chi perde il lavoro, per un massimo di 2 anni. Ma ricordiamoci sempre che il reddito di cittadina oggi per i due terzi viene dato a persone che non possono lavorare (anziani, disabili, minori), o non hanno mai lavorato, o non hanno una storia contributiva recente. Un dato sufficiente a rilevare che il reddito non incentiva a stare sul divano”.