L’Italia è una Repubblica fondata sui bonus, non sul lavoro. La pandemia ha messo a nudo tutti i difetti e i “pregi” del nostro stato sociale. Dal reddito di cittadinanza ai bonus a pioggia, per non parlare dei vari sussidi che lo Stato eroga in maniera spesso indiscriminata.

Il reddito di cittadinanza, se da un lato ha il merito di evitare lo sprofondamento nella povertà assoluta di una fascia di popolazione, dall’altro non rende giustizia al mercato del lavoro in affanno.

Con l’avvio della stagione estiva e il graduale ritorno alla normalità, infatti, si fatica a trovare camerieri, baristi, bagnini, ecc.

L’altra faccia del reddito di cittadinanza

Il lavoro stagionale è infatti quello che ha subito più contraccolpi dal reddito di cittadinanza. Era immaginabile, stante anche i magri stipendi degli stagionali. L’allarme era stato lanciato il mese scorso dal presidente della Campania Vincenzo De Luca:

non si trovano più camerieri per colpa del reddito di cittadinanza”.

Parole sante che la dicono lunga su come stanno le cose in una Regione, la Campania, che più di tutte beneficia del sussidio statale per la propria popolazione residente. La presa di posizione di De Luca ha sollevato critiche e suscitato indignazione, ma è la verità.

Tant’è che in Toscana si fatica a trovare bagnini e lavoratori stagionali, tanti spesso provenienti dal Sud. Del resto, meglio stare a casa e prendere il reddito di cittadinanza che arriva regolare, piuttosto che sbattersi sotto il sole e fra i tavoli di un ristorante per stipendi che mediamente non arrivano a 1.000 euro al mese.

Il lavoro stagionale

Così il governo ha cercato di correre ai ripari, anche per dare una risposta ai datori di lavoro che si apprestano a ripartire. Un emendamento al decreto Sostegni bis prevedeva che i percettori del reddito di cittadinanza non potessero rifiutare proposte di lavoro stagionale.

Ma uno stop alla modifica da parte del Movimento 5 Stelle (a firma Valentia D’Orso) ha fatto naufragare tutto. Sicché il reddito di cittadinanza non sarà collegato all’obbligo di accettare un lavoro stagionale.

Pertanto chi non accetterà incarichi di lavoro stagionale continuerà a beneficiare del reddito di cittadinanza senza perderne il diritto. Per il presidente nazionale della Federazione autonoma piccole imprese (Fapi), Gino Sciotto, l’emendamento avrebbe cambiato molte cose.

L’emendamento al dl Sostegni bis con il quale obbligare al lavoro stagionale i percettori del reddito di cittadinanza merita il sostegno convinto di tutte le forze politiche. È un provvedimento necessario per le imprese agricole, del comparto turistico e della ristorazione”.

Il lavoro nero

Ma c’è un altro risvolto negativo che deriva dal reddito di cittadinanza. Poiché in caso di occupazione i beneficiari perderebbero l’assegno dello Stato, si preferisce lavorare in nero.

Così il settore del lavoro stagionale rischia di diventare irregolare. Chi percepisce il reddito di cittadinanza, accetterebbe volentieri un lavoro a chiamata o temporaneo come cameriere, ma non in regola.

E’ l’atra faccia della medaglia di questa forma di sussidio a pioggia fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle. Inutili lamentarsi dell’evasione fiscale e del lavoro nero, quindi, se è lo Stato a fomentare gli illeciti.