Addà passà a nuttata!

Avrebbe detto così, dopo le 23:00 di ieri sera, anche Eduardo De Filippo, il maestro del teatro italiano.

E la nottata è passata. Gli italiani si sono svegliati stamattina con la freccia a Destra. E’ Fratelli d’Italia (Fdi) il primo partito eletto con il voto del 25 settembre 2022. Alla compagine di Giorgia Meloni va oltre il 25% delle crocette. C’è poi il Movimento 5 Stelle di Conte che supera il 14% ed è in vantaggio rispetto alla Lega.

Che fine faranno ora pensioni e reddito di cittadinanza se la Meloni sarà premier?

Il dato dell’affluenza alle urne, comunque, non è da considerarsi molto incoraggiante.

Il numero si assesta al 63,91% (9 punti percentuali in meno rispetto alle votazioni del 2018, quando aveva votato il 73% degli italiani aventi diritto).

In questa tornata, è la colazione del Centrodestra ad avere la maggioranza del nuovo Parlamento, sia in Camera che Senato. La percentuale è intorno al 44%. Tra gli eccellenti che restano fuori, c’è Di Maio, con Impegno Civico che non supera lo zero.

Il reddito di cittadinanza è da riformare

Con Giorgia Meloni pronta a prendere in mano il Governo, chi è maggiormente preoccupato sono i percettori del reddito di cittadinanza.

Il sussidio, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, ora è sul punto di essere rivisto. Non cancellato del tutto ma modificato. Un sussidio che come principio è sbagliato per la Meloni stessa. Poiché “mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo”.

Non cancellazione completa del sussidio. L’intenzione è quella di utilizzare quei soldi per i pensionati che non arrivano a fine mese, senza dimenticare gli over 60 privi di reddito, gli invalidi e le famiglie senza reddito che hanno figli a carico.

Viceversa chi è in condizioni di lavorare dovrà essere aiutato a trovare lavoro e non, invece, incentivato con una forma di reddito sicuro a starsene comodamente a casa non avendo alcun interesse a trovare un’occupazione.

Nessuno, comunque, sarà lasciato indietro. Alle aziende che decideranno di assumere saranno date misure di sostegno.

Al primo posto anche le pensioni minime

Insomma, sul fronte reddito di cittadinanza, revisione dell’attuale sistema e percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive di lavoro per chi è in grado di lavorare.

C’è poi il nodo pensioni. I tempi tecnici che serviranno per formare la nuova squadra di Governo, difficilmente permetteranno di mettere sul tavolo, da qui a fine anno, una riforma pensioni strutturale. C’è anche la legge di bilancio da approvare.

Il 31 dicembre 2022 scade Quota 102 (pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contributi). Bisogna, quindi, scongiurare il ritorno alla Fornero (pensione a 67 anni). Per adesso, l’unico punto fermo, se la Meloni andrà al Governo, è la sua intenzione (e quella del Centrodestra) innalzare le pensioni minime a 1.000 euro al mese. Potrebbe arrivare anche Opzione donna strutturale.