Cambia una regola per il reddito di cittadinanza. “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti“, affermava il grande naturalista Charles Robert Darwin. Un concetto che ben si adatta ai vari contesti della vita. Soltanto chi non ha paura di cambiare può migliorare e il nostro Paese lo sa bene.

Grazie alle ultime elezioni, che hanno avuto luogo lo scorso 25 settembre, ad esempio, i cittadini italiani hanno riposto la loro fiducia nel partito di Giorgia Meloni.

La leader di Fratelli d’Italia è così diventata la prima premier donna della Repubblica italiana. Un evento storico, con il nuovo governo chiamato a risollevare l’economia nazionale duramente colpita dalla crisi economica in atto.

Diversi i temi al centro dell’attenzione, come ad esempio il reddito di cittadinanza. Proprio il sussidio targato Movimento 5 Stelle è destinato a subire un cambiamento epico che porterà molti percettori a perdere immediatamente il diritto a tale beneficio. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Giorgia Meloni e il discorso alla Camera

Come promesso durante la campagna elettorale, nei piani della coalizione di centro destra vi è il superamento del discusso sussidio. Un punto di vista confermato dallo stesso presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, in occasione del suo intervento alla Camera per incassare la fiducia. A tal proposito ha dichiarato:

Per come è stato pensato il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta. Per chi è in condizione di lavorare la soluzione deve essere il lavoro, la povertà non si combatte con l’assistenzialismo. Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare“.

Cambio epico nel reddito di cittadinanza: il NO che fa perdere il sussidio subito

L’intento del nuovo governo non è di abolire il discusso sussidio, bensì di apportare delle importanti modifiche volte a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

A tal fine potrebbe decidere di introdurre una nuova norma che preveda la decadenza dal reddito di cittadinanza alla prima proposta di lavoro rifiutata.

Un cambiamento importante, volto a rimettere in piedi un sistema che non ha palesemente funzionato. Molti i furbetti che hanno approfittato della mancanza di controlli per accedere al reddito di cittadinanza pur non avendone diritto. I dati d’altronde parlano chiaro: 4 su 5 dei percettori occupabili non stanno lavorando.

Una piaga che pesa sul bilancio statale. Soltanto nel 2022 il reddito di cittadinanza costa circa 8 miliardi di euro. Ridurre il numero dei beneficiari è pertanto fondamentale per abbassare la spesa complessiva e destinare in altri ambiti i soldi finora utilizzati per il reddito di cittadinanza.