È rebus per la riforma delle pensioni nel 2023. In quanto con la guerra Russia-Ucraina il tavolo di riforma della previdenza pubblica rischia di arenarsi. Così come è riportato in questo articolo. E con la conseguenza che, per il prossimo anno, lo scenario resta alquanto incerto. Per quel che riguarda proprio le misure di pensionamento anticipato.

In particolare, il rebus per la riforma delle pensioni nel 2023 parte dalla Quota 41 per tutti. E non solo per i lavoratori precoci. In particolare, da tempo si parla della Quota 41 pura.

Che è una misura caldeggiata proprio dai sindacati di Cgil, Cisl e Uil.

Rebus riforma pensioni nel 2023: Quota 41, uscita a 67 anni o ancora Quota 102?

Ma ad oggi sul rebus della riforma delle  pensioni nel 2023, da parte del Governo italiano, sulla Quota 41 non sono mai arrivate aperture al fine di prendere in considerazione una misura che sarebbe in ogni caso molto importante. In quanto con 41 anni di contributi versati, e senza altri requisiti da rispettare, tutti dovrebbero avere il diritto di ritirarsi dal lavoro.

Di conseguenza, ad oggi sul rebus della riforma delle pensioni nel 2023 l’uscita a 67 anni l’anno prossimo resta al momento la via più sicura. Quella che, con almeno 20 anni di contributi previdenziali obbligatori versati, permette di accedere alla pensione INPS di vecchiaia.

Quota 102 da misura tampone a candidata ad un rinnovo anche per il prossimo anno

Per il rebus sulla riforma delle pensioni nel 2023, nel caso in cui il tavolo di riforma dovesse restare sospeso, inizia a guadagnare punti la Quota 102. Ovverosia, quella misura tampone, valida solo per l’anno in corso, che non è da escludere che a questo punto possa trovare la proroga pure per il 2023. Nel ricordare infine che con la Quota 102 si può esercitare il ritiro dal lavoro a 64 anni di età. Con 38 anni di contributi previdenziali versati.