“Salve, vi scrivo perché alcuni conoscenti mi hanno messo in allarme sulle nuove regole per il pignoramento del conto corrente. Vi spiego il mio caso: tre anni fa con mia moglie, casalinga, ho comprato casa accedendo ad un mutuo ai tempi adeguato al mio stipendio. Purtroppo con il Covid l’attività dell’azienda in cui lavoro è calata. Ad oggi sono in cassa integrazione ma purtroppo tra gli scenari futuri c’è il licenziamento. Onestamente essendo giovane e flessibile, non sono troppo spaventato di questa situazione nel senso che conto, non appena l’allarme Covid sarà rientrato, di trovare un nuovo impiego.

Nel frattempo avevo pensato di chiedere una rinegoziazione del mutuo per abbassare la rata prima che diventi insostenibile ed eroda i guadagni. I miei suoceri però si sono offerti per coprire una parte del mutuo per conto della figlia a titolo gratuito. Almeno per qualche mese fino a che non tornerò ad avere uno stipendio pieno. I rapporti con loro sono molto buoni e abbiamo accettato con riconoscenza. Mio fratello però mi ha detto che così facendo rischio il pignoramento del conto corrente perché l’Agenzia delle Entrate potrebbe chiedersi come posso pagare il mutuo e affrontare le altre spese se la rata ad oggi è quasi pari all’indennità di cassa integrazione. Come posso tutelarmi ed evitare controlli? Mi consigliare di inviare una comunicazione preventiva alla banca in cui spiego la situazione?”

Chi rischia il pignoramento del conto a ottobre

I timori che si stanno diffondendo derivano dall’imminente fine della pace fiscale stabilita durante l’emergenza Covid. Dal 15 ottobre i conti corrente tornano ad essere pignorabili. Lo ha stabilito il decreto agosto: dalla seconda metà di ottobre riprenderà regolarmente l’attività di riscossione dell’Agenzia delle Entrate. Ma ciò non significa assolutamente che andiamo incontro ad un pignoramento selvaggio e irrazionale dei conti.

Le regole e i paletti restano a tutela dei contribuenti.

Dall’accertamento fiscale al pignoramento del conto

Tranquillizziamo chi ci scrive su un punto importante: non basta un indizio di evasione, se anche concreto, per far scattare il pignoramento del conto corrente. Quest’ultimo è uno strumento che serve a bloccare i beni dei debitori inadempienti. E anche in queste ipotesi più gravi, sussistono comunque dei limiti al pignoramento relativamente alla cifre che possono essere bloccate. Il limite massimo di importo che può essere pignorato si fa corrispondere al triplo dell’assegno sociale. Dunque, per il 2020, la soglia impignorabile dal conto è fissata a 1.379,83 euro al mese, ovvero tre volte 459,83 euro che rappresenta l’importo dell’assegno sociale.

Addebito della rata del mutuo sul conto: controlli e rischi

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 15896/2020, ha autorizzato il Fisco a far scattare l’accertamento nel caso in cui le rate del mutuo addebitate risultino sproporzionate allo stipendio e, più precisamente, alla somma dei redditi dichiarati. Il caso tipico, come quello descritto, è di chi conta sull’aiuto di genitori e parenti per sostenere le spese mensili. In questo caso si potrebbe pensare di avere una giustificazione valida. Ma attenzione: alle Entrate servono prove e documenti per i soldi sul conto. La vostra parola da sola non basta.

Ecco perché è molto importante documentare sempre tutte le operazioni in entrata e in uscita dal conto, inclusi gli aiuti e i regali in denaro tra familiari. Meglio ricorrere sempre a mezzi di pagamento tracciabili come i bonifici. In caso di controlli questa accortezza, che potrà sembrarvi maniacale ed esagerata, potrebbe invece tutelarvi.