C’è la transizione ecologica ma anche quella tecnologica. L’informatizzazione, infatti, ha portato sostanziali novità non solo nel modo di agire nel privato ma anche nel pubblico. La P.A. ha rafforzato notevolmente il ricorso alle operazioni da remoto, sia per limitare gli accessi (e quindi gli assembramenti) negli uffici durante la fase più rischiosa della pandemia, che per facilitare gli utenti nella risoluzione di pratiche e ottenimento di documenti. In questo senso, lo Spid e la Carta d’identità elettronica hanno fatto la parte del leone.

Il primo, in particolare, potrebbe essere considerato praticamente obbligatorio vista la sua utilità in numerosi contesti. Senza contare che il recente decreto Semplificazioni 76/2020 ha potenziato anche il ricorso al digitale a fronte di una riduzione progressiva dell’uso della carta per le comunicazioni, incluse quelle via raccomandata. Qualsiasi tipo di atto o documento, multe comprese, proveniente dagli uffici della Pubblica amministrazione, passeranno in modalità telematica su piattaforma digitale. La gestione delle comunicazioni è stata affidata al circuito PagoPa, mentre la realizzazione della piattaforma è stata ad appannaggio di Poste Italiane.

Raccomandata digitale, cosa cambia

In attesa della messa a punto, il progetto è a grandi linee definito. L’accordo, infatti, prevede responsabilità e perimetro dei servizi perfettamente ripartiti tra i due enti. Poste, da parte sua, sta mettendo a punto una piattaforma digitale he consentirà ai contribuenti di muoversi senza difficoltà nell’ambito delle pratiche della Pubblica amministrazione, usufruendo in primis del sistema della notifica digitale degli atti da essa provenienti. In sostanza, farà fede sempre il domicilio del cittadino ma in forma digitale, a patto che questi possieda un indirizzo di Posta elettronica certificata (Pec), oltre che un recapito certificato qualificato adibito alla comunicazione elettronica. Entrambi avranno valore legale. E tutti e due potranno essere creati direttamente sulla piattaforma Spid o Cie, ma anche sul portale dell’Anagrafe Unica.

La novità, sostanzialmente, è la rinuncia alle comunicazioni cartacee. Nel senso che la validità delle comunicazioni resterà la medesima. Il metodo raccomandata potrebbe essere utilizzato nel momento in cui, a fronte di due tentativi andati a vuoto, il destinatario risulti irreperibile per via digitale. A quel punto, però, anziché l’atto notificato verrà consegnato un codice Identificativo univoco numerico (Iun), con indicazione delle modalità per accedere alla piattaforma, anche senza Spid.

Vantaggi e risparmi

Chiaramente, per ogni cittadino sarà a disposizione un archivio personalizzato, al quale accedere per verificare gli atti già notificati e conservare quelli ricevuti. Al contribuente cambierà decisamente poco. Anzi, l’obiettivo da decreto (“Semplificazioni” non a caso) è quello di facilitare l’interazione fra cittadino e Pubblica amministrazione. E, nondimeno, abbattere qualche costo. Un atto della P.A., oggi, costa in media 11 euro per ogni busta verde e, chiaramente, è a carico del destinatario. Con la versione digitale, la spesa sarà più che dimezzata, scendendo a soli 2 euro, più un altro euro e 40 centesimi qualora il cittadino non fosse in possesso di un indirizzo di Posta certificata. Il risparmio complessivo all’anno, stimato, dovrebbe essere di circa 50 milioni di euro sulle spese di notifica, più altri 55 di eventuali contenziosi. Senza contare la certezza della consegna, altro punto a favore della comunicazione digitale.