Attenzione alla Quota 41 per tutti i laureati. Perché le regole attuali non tengono conto del titolo di studio. Ed anche perché si inizia a lavorare troppo tardi. Con la conseguenza che, anche includendo gli anni di riscatto, riuscire poi ad accumulare 41 anni di contributi previdenziali è tutt’altro che semplice.

Nel dettaglio, quella della Quota 41 per tutti, e non solo per i laureati, è una proposta di pensionamento anticipato, senza alcun vincolo anagrafico, che rientra in tutto e per tutto tra le misure di civiltà.

E questo perché 41 anni di contributi previdenziali versati, anche includendo il riscatto del titolo di studio, dovrebbero essere più che sufficienti per il ritiro dal lavoro.

Quota 41 per tutti i laureati: le regole attuali non tengono conto del titolo di studio. Si inizia a lavorare troppo tardi

Ed invece ad oggi c’è ancora da chiedersi senza Quota 41 come andrebbe in pensione chi ha lavorato tutti questi anni. Dato che la misura per tutti ad oggi rientra nel campo delle possibili ipotesi per la riforma delle pensioni dal 2023.

All’ipotesi di Quota 41 per tutti i laureati, infatti, si contrappone la misura attualmente in vigore ed accessibile che è quella per i lavoratori precoci. Ma per la misura si richiede almeno un anno di contributi versati prima del compimento del 19esimo anno di età. Cosa che oggettivamente non può garantire chi ha deciso in passato di laurearsi prima di entrare nel mondo del lavoro.

Quali sono gli scenari pensionistici se si inizia a lavorare troppo tardi

La Quota 41 per tutti i laureati, se si inizia a lavorare troppo tardi, è quindi irraggiungibile come sopra accennato. E questo specie per i lavoratori giovani di oggi che, anche a causa di carriere lavorative discontinue, rischiano di non arrivare alla pensione. Non a caso per loro da tempo si parla dell’istituzione della cosiddetta pensione di garanzia.

Ma al pari della Quota 41 per tutti per ora si resta solo nel campo delle ipotesi.