Quota 103 funziona come Quota 100 e Quota 102. Cambiano solo i requisiti per poter accedere alla pensione anticipata. In più è stata introdotta una soglia limite all’importo di pensione che ne impedisce la fruizione a tutti indistintamente.

Il meccanismo di Quota 103 prevede l’uscita rigida a 62 anni con almeno 41 di contributi. Per Quota 100 l’età anagrafica era la stessa, ma i contributi pari a 38 anni. Quindi favoriti saranno i nati tra gli anni 1959 e 1961.

Quota 103, requisiti e limiti di reddito

La riforma pensioni, che nelle intenzioni del governo è quella di evitare lo scalone con le regole Fornero l’anno prossimo, durerà solo 12 mesi.

Quota 103 terminerà quindi alla fine del 2023, poi si dovrà per forza approntare una riforma pensioni più ampia e strutturale. Ammesso che si riesce a fare.

Come detto le similitudini di Quota 103 con Quota 100 sono diverse: età anagrafica di uscita e limite contributivo secco che sale però di 3 anni. Misura che consentirà a circa 48mila lavoratori – secondo le stime di governo – di poter andare in pensione prima (circa la metà secondo i sindacati).

Il sistema di calcolo è contributivo e retributivo. Così come per le precedenti quote, anche Quota 103 preserva il diritto al calcolo della pensione con il sistema misto, migliore rispetto a quello contributivo puro come per Opzione Donna.

Vi sono poi i limiti di reddito. Chi va in pensione con Quota 103 può prestare il proprio lavoro solo occasionalmente, e la retribuzione non deve superare i 5.000 euro lordi l’anno. E’ vietato qualsiasi rapporto di lavoro subordinato, pena la sospensione del trattamento previdenziale.

In pensione solo fino a 2.000 euro al mese

L’unica novità che distingue Quota 103 dalle precedenti quote è il limite che è stato proposto dal governo per andare in pensione. Cioè la soglia di importo di pensione che non dovrà superare le cinque volte il trattamento minimo. Considerando che nel 2023 dovrebbe salire a 570 euro al mese, si tratterebbe di 2.850 euro.

Una cifra che al netto delle trattenute dovrebbe aggirarsi sui 2.000 euro netti al mese. Chi avrà diritto a una pensione maggiore, cioè dirigenti, magistrati, medici, imprenditori, ecc. dovrà aspettare e non potrà andare in pensione con Quota 103.

La misura appare discriminante a prima vista. Studiata per limitare il più possibile la spesa dello Stato con le pensioni anticipate, potrebbe essere rivista in fase di approvazione di bilancio. Sarà quindi il Parlamento a porre il sigillo su questo requisito alquanto controverso.