Quota 103 non sarà per tutti, indipendentemente dai requisiti indicati dal governo. E cioè, almeno 62 anni di età e 41 di contributi. Leggendo fra le bozze della manovra spunta un altro paletto inizialmente non previsto.

Si tratta del limite di importo pensione. Introdotto dalla riforma Fornero per le pensioni di vecchiaia e anticipate con il sistema contributivo puro, è stato adottato anche per Quota 103 al fine di limitare le uscite anticipate.

Pensione Quota 103 solo al di sotto 3.000 euro al mese

Ma a quanto ammonta questa soglia limite di pensione? Nelle intenzioni del governo Meloni si potrà andare in pensione con i requisiti previsti da Quota 103 solo il lavoratore che potrà contare su un assegno inferiore a 3.000 euro al mese.

Cioè, cinque volte il trattamento minimo Inps che dal 2023 dovrebbe salire a 600 euro mensili. Non è ancora chiaro se il riferimento sia il nuovo importo aggiornato o quello vecchio. In quetso secondo caso, il limite scenderebbe a 2.850 euro.

Si tratta, come ben si può notare, di un limite molto alto. Oltre il doppio dell’importo medio di pensione degli italiani, quindi non ci dovrebbero essere problemi per i lavoratori. Resterebbero escluse le classi dirigenziali e chi può contare su pensioni alte.

Quindi una riforma che a tutti gli effetti non andrà a condizionare la generalità dei lavoratori. Mentre l’accesso a Quota 103 sarà impedito a chi ha stipendi alti o comunque può contare su un monte contributivo molto elevato che gli consenta di ottenere una pensione superiore a 3.000 euro al mese a 62 anni di età.

Le finestre mobili e il divieto di cumulo dei redditi

Come per le precedenti quote, anche Quota 103 dovrebbe mantenere le finestre mobili. Tre mesi dalla maturazione dei requisiti per i lavoratori del settore privato e sei mesi per il settore pubblico. Quindi la pensione inizierà a decorrere dopo questo lasso di tempo dalla maturazione dei requisiti.

Per chi matura Quota 103 entro il 31 dicembre 2022 la finestra si aprirà dal mese di aprile 2023 (se lavoratore privato) e dal 1° agosto 2023 se lavoratore pubblico. Ricordiamo anche il trattamento di fine servizio (TFS), per gli statali, è liquidato solo al raggiungimento dei requisiti per l’età di vecchiaia.

C’è poi il nodo divieto di cumulo con altri redditi da lavoro. Come per Quota 102, chi andrà in pensione con Quota 103 non potrà lavorare come dipendente, pena la sospensione dell’assegno. Tuttavia potrà prestare il proprio lavoro solo occasionalmente, ma la retribuzione non dovrà superare i 5.000 euro lordi l’anno. In quetsi casi bisognerà comunicare all’Inps il reddito presunto quando si inizia una attività in proprio.