Quando e come andremo in pensione nel 2023? E’ questa la domanda che si pongono migliaia di lavoratori ancora in attesa di capire cosa il governo ha intenzione di fare a partire dal prossimo anno.

La fine di Quota 100 ha lasciato un vuoto sulle pensioni anticipate. Quota 102, introdotta per mitigare lo scalone con i requisiti ordinari, scade a fine anno. In assenza di interventi, pochissime strade restano da percorrere per uscire prima dal lavoro.

Riforma pensioni sempre più difficile

La riforma pensioni, del resto, è ancora in fase di stallo e l’Inps è preoccupata per l’esplosione della spesa a causa dell’inflazione.

Nel 2021 il costo della previdenza è salito a quota 312 miliardi di euro. Il 17% del Pil con una previsione di salita fino al 18,7% entro il 2035.

Numeri che non lasciano il benché minimo spazio a una riforma che abbassi l’età pensionabile rispetto ai requisiti Fornero. Quindi, niente Quota 41 e nemmeno pensione anticipata a 62 anni.

Pena il dissesto finanziario dell’Inps. Tenendo conto della previsioni demografiche dell’Istat e di quelle contenute nei documenti di finanza pubblica – fa notare l’Istituto – il rischio è di arrivare a fine 2029 con un patrimonio netto negativo di 92 miliardi di euro.

Le tre  vie d’uscita dettate dall’Inps

In questo contesto l’Inps suggerisce tre vie d’uscita per una riforma finanziariamente sostenibile. La prima poggia sull’uscita a 64 anni di età e almeno 35 di contributi con il ricalcolo interamente contributivo della pensione. Ma a condizione che l’importo della rendita sia pari ad almeno 2,2 volte il valore dell’assegno sociale (468,11 euro al mese). Il costo iniziale sarebbe di quasi 900 milioni nel 2023 per poi salire a 2 miliardi nel 2024 e a oltre 3,7 miliardi nel 2029

La seconda via d’uscita è proposta dall’economista Michele Raitano con  penalizzazione del 3% della pensione sulla quota retributiva per ogni anni di anticipo rispetto ai 67 anni della vecchiaia.

Anche qui si partirebbe da 64 anni col almeno 35 anni di contributi a condizione di aver maturato un assegno pensionistico pari ad almeno 2,2 volte l’assegno sociale. Costo: 1 miliardo nel 2023 per poi salire a 2,3 miliardi nel 2024 e arrivare a oltre 5 miliardi nel 2029.

La strada, che è anche la più economica e flessibile, è la proposta Tridico. Una pensione in due tranches con uscita a 63 anni e almeno 20 di contributi per la sola parte contributiva maturata. A cui si aggiungerebbe la restante fetta retributiva della pensione al raggiungimento dei 67 anni di età. In questo caso la spesa sarebbe di 500 milioni nel 2023,  salirebbe a 1,5 miliardi nel 2024 per terminare a 2,5 miliardi nel 2029.