Negli ultimi tempi, sempre più soggetti stanno decidendo di ampliare il proprio portafoglio investendo anche nel cosiddetto crowdfunding. Si tratta, sostanzialmente, di uno strumento di raccolta fondi che ha lo scopo di cercare finanziatori di progetti basato sulla contribuzione di piccoli e medi donatori, generalmente attraverso una piattaforma digitale. Chi finanzia questi progetti, ovviamente, si aspetta di ricevere un profitto in futuro. Al giorno d’oggi, è molto semplice investire tramite crowdfunding, grazie alla presenza di numerosissime piattaforme online che permettono di fare tutto questo in modo semplice.

In questa sede, ci occuperemo di un tema abbastanza ostico, ossia quello della tassazione in capo ai profitti derivanti da questo tipo di investimento. La normativa italiana, infatti, non è delle più chiare, soprattutto nella definizione dei soggetti che possono fungere da sostituto d’imposta e chi no. Oltre a questo, il nostro ordinamento prevede delle particolari esenzioni per gli investimenti in PMI Innovative. Cerchiamo dunque di fare un breve punto della situazione.

Le principali forme di crowdfunding

Prima di capire quante e quali tasse si pagano sul crowdfunding è doveroso soffermarci su un aspetto importantissimo, ossia quello delle diverse tipologie esistenti. Per brevità di trattazione, qui esamineremo soltanto le due più famose:

  • Equity crowdfunding
  • lending crowdfunding.

Con il primo dei due, l’azienda che intende raccogliere capitali si propone attraverso un’apposita piattaforma online e riconosce all’investitore un titolo di partecipazione della società stessa.

L’investitore, dunque, riceve quote societarie nel caso in cui la campagna sia lanciata da una società a responsabilità limitata, azioni nel caso di una società per azioni.

Il lending crowdfunding, invece, è una forma di finanziamento alternativo che consiste in un prestito tra privati, effettuato tramite piattaforme online e finalizzato allo sviluppo di determinati progetti imprenditoriali.

Con il lending crowdfunding, noto anche come social lending o peer-to-peer lending, gli investitori, chiamati prestatori, mettono a disposizione delle somme di denaro per sostenere un progetto, ottenendo il rimborso del capitale maggiorato dagli interessi proposti.

Negli ultimi tempi, stanno prendendo maggiormente piede progetti di Lending Crowdfunding Immobiliare, grazie il quale il futuro compratore (un investitore immobiliare), anziché rivolgersi a una banca per ottenere un mutuo, attiva una campagna di raccolta fondi. L’immobile potrà essere rivenduto in un secondo momento (ad esempio dopo la sua ristrutturazione) ad un prezzo maggiorato. Al prestatore di denaro, a questo punto, sarà restituito il proprio investimento arricchito da un interesse.

Come vengono tassati i guadagni?

Per quanto riguarda la normativa fiscale in capo al crowdfunding, purtroppo, dobbiamo dire che, per certi aspetti, è lacunosa e non molto chiara.

Qui ci limiteremo a dire che, secondo quanto previsto dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), i guadagni derivanti da questo tipo di investimento sono assoggettati a redditi di capitale. Da ciò ne deriva che per le persone fisiche si applica l’aliquota sostitutiva del 26 per cento, come per gli altri investimenti finanziari.

Ad ogni modo, le piattaforme di crowdfunding italiane, spesso, fungono anche da sostituto d’imposta. Questo significa che saranno loro stesse a dichiarare e a versare la tassa sul capital gain in nome dell’investitore. Quest’ultimo non dovrà quindi occuparsi di alcun adempimento di tipo fiscale.

Al contrario, se la piattaforma non funge da sostituto d’imposta (ad esempio quelle estere) tale ritenuta non può essere applicata e l’investitore, il quale dovrà poi adempiere all’obbligo dichiarativo compilando il quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Detrazioni fiscali in caso di investimenti in PMI innovative

Infine, a conclusione di questo articolo, vogliamo anche parlarvi di un’altra interessante questione, quella legata alle agevolazioni per gli investimenti in start up innovative. Il nostro ordinamento, infatti, prevede delle detrazioni che possono arrivare anche al 50 per cento.

In particolare, per la partecipazione al capitale delle PMI innovative, alle persone fisiche spetta una detrazione sugli investimenti fino a 100 mila pari del 50 per cento dell’investimento. In questo caso, le quote devono essere detenute per almeno 3 anni. La percentuale di detrazione scende al 30 per cento fino al milione di euro. Infine, le persone giuridiche possono dedurre dall’imponibile il 30 per cento delle quote fino a 1,8 milioni di euro.

Possiamo concludere dicendo che il crowdfunding, in generale, può essere sicuramente visto come una forma di investimento innovativa e, al tempo stesso, alternativa ai classici strumenti finanziari. Tanto che, soprattutto negli ultimi tempi, è sempre più presente nei portafogli degli investitoti, anche dei più esperti.